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L'allarme

Febbre West Nile, salgono a sedici i casi nell'Ulss 8

Salgono a 16 i casi di West Nile nell’Ulss 8.È il numero più alto mai registrato nella storia di questa malattia nell’area coperta dall’Azienda Berica. E ora fanno paura per i prossimi giorni, per le prossime settimane, da fine agosto a tutto settembre, sagre, fiere, spettacoli all’aperto, manifestazioni che di sera, proprio quando la zanzara Culex, vettore principale del patogeno nato in Uganda, inizia i suoi raid notturni a caccia di vittime, richiamano folle di persone all’aperto, vicino a parchi, campi e zone a verde. Se ne fanno tante in città e in provincia. Dai luna park di Campo Marzo alla madre di tutte le kermesse popolari che è la Fiera del Soco a Grisignano. Fra l’altro, con gli ultimi acquazzoni che lasciano ristagni d’acqua e il caldo che dovrebbe ritornare, si sono ricreate ancora di più le condizioni predilette per l’habitat delle zanzare portatrici del virus. Basti pensare che, attorno ai 30 gradi, bastano 7 giorni per passare dall’uovo, alla larva, all’insetto. E, se si considera che ogni zanzara femmina depone centinaia di uova, la crescita può essere esplosiva. Dieci zanzare possono diventare milioni di individui nel giro di un mese.

Si allunga, non c’è dubbio, il pericolo di una malattia che aggredisce soprattutto anziani, soggetti fragili e debilitati, malati cronici, immunodepressi, che in una persona su 150 causa sintomi allarmanti, febbre alta, forte mal di testa, debolezza muscolare, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, e che, nei casi più drammatici, uno su mille, può sfociare in un’encefalite letale. La cosa certa è che, per il West Nile, anche da noi, è un anno particolare, anche se l’epicentro regionale (e nazionale) della malattia resta a Padova dove il bilancio supera ormai i 100 casi. Negli anni scorsi, fra Vicenza e i Comuni dell’Ulss Berica, il massimo era stato di 12 infezioni nel 2018. Nel 2019 pochi casi. Durante il Covid la febbre del Nilo occidentale era addirittura scomparsa dai radar per rialzare la testa quest’estate grazie a condizioni climatiche, fra caldo africano e siccità, che hanno favorito una rapida e precoce riproduzione della zanzara Culex, rendendola più famelica nella ricerca del suo elemento vitale, l’acqua, e facendola avvicinare ancora di più alle aree urbane, alle case, all’uomo.

Il sedicesimo caso vicentino è una donna di 52 anni di Noventa, e si aggiunge ai due dei giorni scorsi registrati sempre nel Comune del Basso Vicentino anche se non si può parlare di focolaio locale in quanto le persone interessate abitano una dall’altra oltre i 2 chilometri stabiliti perché si possa parlare di cluster. Solo, infatti, quando si verifica questa precisa condizione, la presenza di 2 o più casi nel raggio, appunto, di 2 chilometri, all’interno di uno stesso Comune e nell’arco di 15 giorni, possono scattare i trattamenti straordinari di disinfestazione contro gli adulti di zanzara a base di pesticidi. Dieci dei casi emersi nel territorio berico sono stati confermati dall’Istituto zooprofilattico di Legnaro. Gli altri 5 dalla microbiologia del San Bortolo. “C’era già la positività del Rna nel plasma – spiega Felice Foglia del Sisp, che coordina l’attività di controllo dei piani di disinfestazione dei Comuni – e non c’è stato bisogno di ulteriori riscontri”.

E’ ricoverata, intanto, all’ospedale di Portogruaro, nel reparto di neurologia, una donna di 55 anni residente in città che si trovava per un periodo di vacanza a Bibione. L’ipotesi è che sia stata punta dalla zanzara infetta nella località marina o ad Isola Vicentina, dove si era recata di recente. Non sarebbe grave. Di Altavilla, Quinto, Barbarano-Mossano le altre persone colpite dal virus. Ma senza conseguenze. Non esiste, come si sa, una terapia specifica per la febbre West Nile. Nella maggior parte dei casi, i sintomi scompaiono da soli dopo qualche giorno. Nei casi più severi è necessario il ricovero in ospedale. La malattia si combatte tenendo lontana la zanzara. Ci si protegge mettendo le zanzariere alle finestre, usando repellenti, indossando pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe quando si è all’aperto, svuotando di frequente, ora che è piovuto, i vasi di fiori o altri contenitori, cambiando spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali, tenendo le piscine per i bambini in posizione verticale quando non sono usate. Se l’acqua vi ristagna oltre 5 giorni possono svilupparsi larve di zanzara. Spettano ai Comuni i trattamenti larvicidi nei luoghi aperti per la disinfestazione di tombini, caditoie, fossi. 

Nelle ultime settimane si sono verificati diversi casi accertati di infezione da West Nile Virus trovato nelle zanzare di molti Comuni del Veneto. La combinazione di casi umani e della presenza di virus nelle zanzare indica che quest’anno il virus sta circolando molto sul territorio regionale.

Intanto nel bollettino sulla sorveglianza delle arbovirosi, realizzato e diffuso oggi dalla Direzione prevenzione dell’area Sanità e Sociale della Regione, viene riportato il numero di casi confermati e probabili di West Nile, pari a 175 alla data odierna. Il bollettino offre, inoltre, un quadro sulle altre infezioni, trasmesse sempre attraverso la puntura di artropodi (essenzialmente zanzare e zecche).

 

Franco Pepe

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