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La storia

«Così finì l'incubo della guerra». E dopo 77 anni gli americani le "restituiscono" la torta rubata

Consegna torta Meri Mion (COLORFOTO)

Un compleanno da festeggiare, ma soprattutto la Liberazione da celebrare. L'occasione giusta per impastare una torta «di quelle caserecce». Il dolce che passa dal forno al davanzale per raffreddarsi. E che da lì, però, sparisce. «Sono rimasta sorpresa, ma poi ho capito che lo avevano preso i soldati americani e mi ha fatto felice. Era andato a buon fine visto tutto quello che avevano fatto». Sono chiari i ricordi di Meri Mion, 90 anni domani, ripensando alla torta fatta con la mamma per il suo tredicesimo compleanno, il 29 aprile 1945. Dopo una notte di terrore. Un giorno non qualunque, il 28 aprile di 77 anni fa, data dell'arrivo delle truppe americane a Vicenza. Oggi quell'avvenimento è stato ricordato al Giardino Salvi con la cerimonia "One Community", promossa dal Comune e dal comando della guarnigione dell'esercito degli Stati Uniti di Vicenza. Dopo gli inni nazionali, l'invocazione e gli interventi, gli americani hanno donato una torta a Meri Mion per restituire simbolicamente quel dolce rubato per fame e sfinimento. Ad accompagnarla i figli, tra cui Gaetano Marangoni, presidente di Banca del Veneto Centrale, e i nipoti. Spazio a emozioni e ricordi, dunque, ben impressi nella memoria di Mion.

Il carro armato americano in centro a Vicenza il 28 aprile 1945
Il carro armato americano in centro a Vicenza il 28 aprile 1945

All'epoca abitava a San Pietro in Gu con la famiglia, «a trecento metri dalla stazione». «Alla sera - ricorda oggi dalla sua casa di Grumolo, dove si è trasferita a 17 anni - vedevamo che bombardavano Vicenza; ricordo i grappoli luccicanti». Tra i giorni peggiori c'è proprio l'ultimo: «Il 28 aprile - spiega - sentivo due aerei girare continuamente sopra i campi vicino a casa. Ad un certo punto ho guardato fuori e ho visto passare in strada una colonna di tedeschi. Andavano a passo d'uomo, coperti con rami e foglie. Non sembrava succedere nulla invece verso le 20 ho visto una colonna di americani arrivare dal centro del paese; ho capito che non erano tedeschi dagli elmetti. Poi sono iniziate le cannonate, continuate tutta la notte».

La mattina invece il silenzio. «A quel punto ho sbirciato fuori e in quel momento è passato uno in bicicletta. Mi ha vista e per tranquillizzarmi mi ha detto "sono americano". Sono scoppiata a piangere dalla contentezza». La notte del 28 aprile in casa c'erano solo Meri e la mamma. Il padre e i due fratelli riuscirono a rientrare solo il giorno dopo. «Mio fratello maggiore rimase nascosto in un sacco della farina, vicino alle scuole». «Eravamo terrorizzate - continua - e avevamo paura che qualche tedesco entrasse in casa. Ci siamo nascoste nella parte degli attrezzi, con la radio e una bottiglia di grappa per tirarci un po' su. Sentivamo le fucilate sulla casa». La mattina dopo «visto che era il mio compleanno abbiamo deciso di fare il dolce. Ci sentivamo liberati dall'incubo della guerra, c'era felicità anche se eravamo frastornati». Peccato che quel dolce Meri non l'abbia mai assaggiato visto che è stato preso dal davanzale dai soldati americani, affamati dopo la notte di scontri. Aneddoto che fa sorridere nel dramma e che oggi avrà il suo "lieto fine".

Nel 1955 Mion ha sposato Nazario Marangoni, imprenditore, cofondatore di Confindustria Vicenza, mancato 5 anni fa. Oggi la guerra è tornata attuale con il conflitto russo-ucraino: «Ma non riesco a guardare quelle immagini, mi ricordano tutto ciò che è accaduto», conclude Mion. 

Alessia Zorzan

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