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Parla il missionario vicentino

Spari al vescovo in Africa, arrestati tre preti. «È un'intimidazione, ma io voglio restare in Sud Sudan»

Padre Christian Carlassare, 43 anni
Padre Christian Carlassare, 43 anni
Padre Christian Carlassare, 43 anni
Padre Christian Carlassare, 43 anni

Dodici persone sono stati arrestate a Rumbek, in Sud Sudan, accusate di essere coinvolte nell’agguato al vescovo vicentino Christian Carlassare. Lo ha riferito l’agenzia d’informazione Aci Africa, secondo quanto rilanciato da Nigrizia, la rivista dei Comboniani. «Tre di loro, tra cui spicca il nome del coordinatore diocesano John Mathiang, sono preti della Diocesi di Rumbek mentre gli altri sono laici con diverse responsabilità a livello della Chiesa locale», riferisce il portale dei missionari di cui fa parte lo steso padre Carlassare.

 

La Chiesa sudsudanese sarebbe dunque in qualche modo coinvolta. Scrive Nigrizia facendo parlare una fonte anonima ma "sicura" : «Le cose erano chiare da subito ma ora sono evidenti e possiamo dire con certezza che la responsabilità è di una porzione di Chiesa dinka (l’etnia del presidente Slava Kirr), che chiamo ’clan’, all’interno delle autorità ecclesiali locali. John Mathiang è solo una pedina di questo clan. Il vero mandante è più lontano ancora ed è collettivo. Si tratta di una frazione della comunità ecclesiale di origine dinka che vuole avere il suo peso nella Chiesa e nel Paese per mettere mano sulle sue ricchezze». Aci Africa rivela che gli arresti sono stati possibili grazie al ritrovamento del telefonino che sarebbe caduto ad uno dei due assalitori durante l’agguato e che padre Christian, colpito alle gambe, avrebbe involontariamente nascosto cadendovi sopra.

 

«Non smetterò di inseguire il sogno di un Paese pacificato: questo è il desiderio di tutta la Chiesa. L’Africa non è solo questo incidente». Parla così dal letto di ospedale di Nairobi in Kenya, padre Christian Carlassare. Il padre comboniano originario di Piovene Rocchette, il più giovane vescovo del mondo, ripercorre i terribili momenti dell'attentato, fa i conti con la convalescenza, ma è già proiettato al futuro. «È stata un'intimidazione, ma io voglio restare qui in Sud Sudan, la mia vita è qui e il 23 maggio è prevista la consacrazione a vescovo».

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