Alessandra Zorzin prima di essere uccisa ha tentato di difendersi. Tentativi disperati che però non sono bastati a fermare il suo assassino. Dall’esame autoptico, eseguito ieri mattina dal medico legale Antonello Cirnelli, sul corpo della 21enne sono state infatti riscontrate lesioni da difesa sulle braccia e sulla gambe. Segno, appunto, che Alessandra avrebbe disperatamente cercato di fuggire al destino a cui l’ha invece condannata Marco Turrin, guardia giurata di 37 anni. L’autopsia ha inoltre confermato che la giovane mamma è stata colpita da un unico colpo al viso, all’altezza dello zigomo, che non le ha lasciato scampo. Il proiettile è stato esploso dalla Glock 9x21 che Turrin regolarmente deteneva per uso personale. Sempre ieri, Cirnelli ha effettuato l’autopsia anche sul corpo del killer che mercoledì, dopo l’omicidio di Alessandra e dopo avere vagato per diverse ore in auto, si è tolto la vita nei pressi del casello di Vicenza Ovest. Con la stessa arma usata per il delitto della 21enne, la guardia giurata si è uccisa puntandosi la pistola alla bocca.
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LE ULTIME ORE. Intanto emergono ulteriori particolari sulle ore che hanno preceduto l’omicidio di Alessandra Zorzin e successivamente il suicidio del suo killer. Marco Turrin si sarebbe presentato nell’abitazione al civico 2 di contra’ Viale a Valdimolino, che la ragazza divideva con il compagno Marco Ghiotto, a metà mattinata e avrebbe atteso in auto per almeno un’ora il ritorno di Alessandra che era uscita per sbrigare alcune commissioni, e fare degli acquisti per lei e la sua bambina. Una volta arrivata, e riconosciuto Marco, Alessandra gli avrebbe aperto la porta di casa. Quindi, dopo circa mezz’ora, i vicini avrebbero sentito delle urla e subito dopo un tonfo. Un rumore apparentemente sordo che in realtà era il suono del colpo di pistola che ha ucciso la giovane. A quel punto il suo assassino è uscito di casa, avrebbe avuto pure il tempo e la freddezza per rassicurare i vicini che gli avevano chiesto spiegazioni, prima di salire sulla sua Lancia Y nera e iniziare la disperata peregrinazione che lo ha portato al suicidio nei pressi del casello, braccato da polizia e carabinieri.
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LE ULTIME CHAT. Introvabile il telefono cellulare della vittima, che Turrin ha preso e fatto sparire assieme al suo; restano le ultime conversazioni tra Alessandra e il compagno. Messaggi vocali rimasti nella chat WhatsApp di Ghiotto. Brevi audio in cui i due compagni si scambiano aggiornamenti sulle cose che avrebbero dovuto svolgere nel corso della giornata. Tra cui andare a prendere la loro bimba all’uscita da scuola (compito che sarebbe spettato ad Alessandra) mentre Marco le diceva che si sarebbe fermato a pranzare dai genitori. Insomma una routine familiare che mai avrebbe fatto presagire alla tragedia.
(Ha collaborato Francesco Macaluso)