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Il caso

L'indagine sull'editore Jannacopulos: al setaccio i rapporti nell’ospedale dei veleni

Sequestrati all’imprenditore il telefonino e il computer. La Procura vuole fare analizzare anche i messaggi e le e-mail
La sede dellUlss 7: l’ospedale San Bassiano (FOTO GIANCARLO CECCON)
La sede dellUlss 7: l’ospedale San Bassiano (FOTO GIANCARLO CECCON)
La sede dellUlss 7: l’ospedale San Bassiano (FOTO GIANCARLO CECCON)
La sede dellUlss 7: l’ospedale San Bassiano (FOTO GIANCARLO CECCON)

L’offensiva di Giovanni Jannacopulos, 81 anni, di Rosà, il patron di Rete Veneta, non era diretta solamente al direttore dell’Ulss 7 Carlo Bramezza. È il sospetto degli inquirenti che, coordinati dal pubblico ministero Chimichi, hanno chiesto e ottenuto che il giudice Mantovani firmasse la misura cautelare dell’interdizione dall’attività di editore per un anno a carico dell’indagato. L’ipotesi è di minaccia a pubblico ufficiale; Jannacopulos la respinge e, con l’avv. Andrea Balbo, potrà chiarire le sue ragioni. 

Sequestrati computer e cellulari

L’altra mattina, nel corso del blitz, la guardia di finanza del Gruppo Bassano ha sequestrato computer e cellulari di proprietà dell’indagato. Compito delle fiamme gialle sarà ora quello di esaminare la documentazione telematica per comprendere, al di là di quanto già ascoltato durante le intercettazioni, quali fossero i contatti del patron, che si sentiva con frequenza con politici locali e regionali, fino al governatore Luca Zaia, che rifiutò con decisione la richiesta di allontanare Bramezza dall’Ulss bassanese. Ma se il direttore generale ha sporto denuncia in caserma, altre figure di spicco del mondo pubblico bassanese non avrebbero fatto altrettanto; ora i militari del maggiore Potenza scandaglieranno i contenuti telematici per far luce sulle modalità con cui Jannacopulos si rapportava con i suoi interlocutori, forte del suo ruolo.

Le perquisizioni a Rete Veneta

Nel giorno dopo le perquisizioni attivate dalla Finanza nella sede bassanese di Rete Veneta, con la notizia dell’interdizione del fondatore dell’emittente, le reazioni in città sono state molte, per lo più rivolte al direttore generale Ulss 7, che alla fine dello scorso anno aveva denunciato le presunte pressioni operate dal patron tv per estrometterlo dall’incarico: «Ho ricevuto centinaia di messaggi e telefonate di supporto e soddisfazione - spiega - non solo dai cittadini, ma anche dal personale sanitario che ha vissuto questi mesi di oppressione mediatica con fatica. Ora lasciamo che la giustizia faccia il suo corso, noi continueremo a lavorare come abbiamo sempre fatto, per rendere la nostra sanità sempre migliore ed efficiente». 

Molti gli interrogativi

Tanti gli interrogativi ancora aperti. Lo stesso Bramezza, nell’intervista pubblicata ieri dal Giornale di Vicenza, ha spiegato come gli attacchi da parte di Jannacopulos fossero partiti quando «gli aveva negato la possibilità di decidere sulle nomine degli incarichi interni, e sulla gestione dell’ospedale di Bassano; e perché aveva attivato un’equa gestione dei finanziamenti regionali dedicati all’informazione attraverso i mezzi stampa, spartendo il denaro pubblico in modo paritario tra tutti gli organi attivi sul territorio». Ma allora prima cosa accadeva all’ospedale San Bassiano?

Le intercettazioni telefoniche

Le intercettazioni hanno consentito di ascoltare telefonate frequenti, oltre che con politici, anche con alcuni primari bassanesi, come quello di rianimazione Marco Baiocchi, e quello di ortopedia Giovanni Francesco Grano, verso i quali l’inchiesta non ha rilevato reati. Se Baiocchi, al momento, preferisce non rilasciare dichiarazioni, Grano tiene a precisare che «le telefonate con Jannacopulos erano frequenti come lo sono quelle con persone che hanno bisogno di chiedermi consigli di natura medica; è esclusivamente quello che è avvenuto nei nostri scambi, nei quali mi chiedeva consigli sulla salute sua e dei suoi cari, e che io gli fornivo, come faccio con chiunque ne abbia bisogno. Non ho mai fatto parte di nessuna associazione o gruppo esterno all’ospedale, che avrebbero potuto farmi ottenere vantaggi particolari». 

 

Diego Neri Francesca Cavedagna

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