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Bassano

Giustizia, la spinta di Confindustria: «Avvicinare i servizi per tagliare i tempi»

La presidente Laura Dalla Vecchia interviene nel dibattito sul tribunale pedemontano
La cittadella della giustizia in via Marinali a Bassano, mai aperta (Foto CECCON)
La cittadella della giustizia in via Marinali a Bassano, mai aperta (Foto CECCON)
La cittadella della giustizia in via Marinali a Bassano, mai aperta (Foto CECCON)
La cittadella della giustizia in via Marinali a Bassano, mai aperta (Foto CECCON)

Nella settimana del vertice annunciato (venerdì prossimo) tra tutti i portatori di interessi alla riapertura del palazzo di giustizia di Bassano, la presidente di Confindustria Vicenza Laura Dalla Vecchia interviene nel dibattito pubblico sul Tribunale della Pedemontana. La sua è una riflessione ad ampio raggio sulle carenze del sistema giustizia, soprattutto nella celerità delle risposte, che si traducono in danni ai cittadini e alle imprese. Carenze che derivano da organici scarsi, farraginosità di procedure ma anche dalla lontananza fisica di certi uffici. E il pensiero non può non andare all’inutilizzata cittadella della giustizia di via Marinali.

Dalla Vecchia: «I tempi del civile sono un peso per tutti»

«Purtroppo - esordisce Dalla Vecchia -, non riveliamo nulla di nuovo e nulla su cui, direttamente o indirettamente, in qualche modo abbiamo avuto tutti esperienza: i tempi della giustizia in Italia, in special modo della giustizia civile, sono un peso per imprese, operatori economici e cittadini. L'ultimo rapporto Cepej (European Commission for the Efficency of Justice) ce lo indica in maniera chiara: nel civile, in Italia, si attendono quasi 2 anni (674 giorni) per un primo grado di giudizio; praticamente altri 3 (1026 giorni) per il secondo e ben oltre 4 (1526 giorni) per il terzo e ultimo grado. Quasi nove anni per avere giustizia, se così vogliamo chiamarla». 
«Lasciare in sospeso per nove anni aziende, posti di lavoro, investimenti di imprese e famiglie, ingiustizie da sanare può davvero considerarsi accettabile per un Paese del G7 e seconda manifattura d'Europa? - si chiede la presidente degli industriali vicentini -. Senza fare confronti imbarazzanti con Paesi del Nord Europa che hanno anche sistemi ontologicamente diversi dai nostri; prendiamo la Francia, la terza manifattura d'Europa, alle nostre spalle, sicuramente un nostro importante cliente ma anche un nostro importante competitor. In media un processo civile si risolve in 4,7 anni. Quasi nella metà del tempo rispetto a noi». 
«Ora, rimaniamo fermi sul fatto che va ricercata spasmodicamente l'efficienza della macchina pubblica, soprattutto in un Paese sprecone e costosissimo come il nostro in cui la spesa pubblica ha sfondato di gran lunga i mille miliardi e non se ne sono trovati 16 per tagliare il cuneo fiscale ai redditi sotto il 35mila euro. Ma nove anni per avere giustizia nel civile quanto ci costa? Costa più o meno rispetto ad avvicinare i palazzi di giustizia ai cittadini e alle imprese, soprattutto in territori dove le imprese sono moltissime?».

L'invito della presidente di Confindustria

Dalla Vecchia prosegue con una serie di domande: «L’efficacia, oltre all'efficienza, è un valore in questo Paese? La tutela del diritto e la giustizia sono un valore o un costo in questo Paese? La legittima è sentita voglia di autonomia differenziata, e quindi di avvicinare i servizi della macchina pubblica al cittadino, valgono anche per l’inalienabile necessità di avere tutelati i propri diritti?».
Di qui l’invito finale della presidente degli industriali alla politica a dimostrare concretezza: «Queste domande, affrontate con raziocinio e visione, quindi non solo con la calcolatrice ma anche nel rispetto della Costituzione e dei valori dello Stato di diritto, credo debbano animare le riflessioni dei rappresentanti del territorio in Parlamento e al Governo, affinché si diano risposte concrete ai cittadini e alle attività economiche della fascia Pedemontana del Veneto, sulle cui qualità e sulla cui importanza non serve sicuramente spendere parole quando i fatti sono davanti agli occhi di tutti».

Alessandro Comin

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