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Val Liona

Addio all’ex sindaco: aveva fondato il museo contadino

«Il giorno più triste per il museo. Instancabile lavoratore, lungimirante sindaco, orgoglioso Alpino, ideatore e fondatore del Museo della civiltà contadina, Maestro di vita, Carlo Etenli è andato avanti». Sono le parole di cordoglio che si leggono sulla pagina internet del “suo” Museo della Civiltà Contadina di Grancona con cui viene annunciata la scomparsa del fondatore Carlo Etenli, spentosi venerdì 10 settembre, all’età di 92 anni.

I funerali si svolgeranno domani, con inizio alle 15.30, nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Grancona, a Val Liona. Lascia la moglie Maria e i tre figli Gianni, Paola e Fabiola e diversi nipoti. Centinaia i messaggi di condoglianze e di vicinanza arrivati finora. Più volte sindaco di Grancona, era il decano del gruppo Alpini. Nel 2018 è stato insignito del titolo di Cavaliere Ufficiale al merito della Repubblica.

Il suo nome è legato al celebre Museo di via Ca’ Vecchie 10, inaugurato nel ‘95, e alla sua infaticabile voglia di fare e alla passione per il lavoro. «Mio nonno - ricorda il nipote Edoardo Bonato, attuale presidente della Onlus del Museo - mi ha insegnato il senso del dovere, il trovare il bello nel lavorare, lui che non era mai andato in vacanza e che diceva che si divertiva lavorando. È stato un maestro di vita. Negli oggetti del Museo intravedeva i valori immateriali che incorporavano, legati alla vita di chi li ha prodotti e usati. Ho passato le estati della scuola ad aiutarlo nel sistemare gli allestimenti e a reperire nuovi pezzi. Mi ha sempre colpito la grande passione che metteva nel lavoro. Per la famiglia era un punto di riferimento e lo era anche per la comunità. A lui si rivolgevano i compaesani per fare da paciere per le questioni tra famigliari perché sapeva come far tornare a parlarsi le persone».

«Carlo – afferma il sindaco, Maurizio Fipponi - ci ha lasciato un patrimonio che è il Museo della civiltà contadina, che racconta la sua vita ma e, nello stesso tempo, la vita di tutti noi. Ci dice da dove veniamo, ci racconta della fatica, dell’emigrazione, del ritorno, delle prime macchine che cono venute ad alleviare le fatiche in una terra aspra e difficile, che tempra. Quindi credo che l’impegno di una comunità sia quello di valorizzare sempre più il Museo, è che sia, in questo senso, il miglior modo per onorare la memoria di Carlo Etenli».

 

Matteo Guarda

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