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IL DILEMMA DEL VENEZUELA

Nicolas Maduro cerca di ottenere un altro mandato di sei anni ma il Paese è allo stremo delle forze e il suo indice di popolarità è ai minimi. L’opposizione ha invitato la popolazione a boicottare il voto. AFP PHOTO/JUAN BARRETOHenri Falcon, ex chavista, ora dissidente, sfida Maduro. AFP/F. PARRA
Nicolas Maduro cerca di ottenere un altro mandato di sei anni ma il Paese è allo stremo delle forze e il suo indice di popolarità è ai minimi. L’opposizione ha invitato la popolazione a boicottare il voto. AFP PHOTO/JUAN BARRETOHenri Falcon, ex chavista, ora dissidente, sfida Maduro. AFP/F. PARRA
Nicolas Maduro cerca di ottenere un altro mandato di sei anni ma il Paese è allo stremo delle forze e il suo indice di popolarità è ai minimi. L’opposizione ha invitato la popolazione a boicottare il voto. AFP PHOTO/JUAN BARRETOHenri Falcon, ex chavista, ora dissidente, sfida Maduro. AFP/F. PARRA
Nicolas Maduro cerca di ottenere un altro mandato di sei anni ma il Paese è allo stremo delle forze e il suo indice di popolarità è ai minimi. L’opposizione ha invitato la popolazione a boicottare il voto. AFP PHOTO/JUAN BARRETOHenri Falcon, ex chavista, ora dissidente, sfida Maduro. AFP/F. PARRA

Il Venezuela ridotto allo stremo delle forze oggi mette in scena la farsa delle elezioni. Farsa perché il regime di Nicolas Maduro, un caudillo al minimo storico dell’indice di gradimento, ha truccato le carte e ha portato un Paese potenzialmente ricco sulla soglia della disperazione. Anzi, quella soglia l’ha già varcata, come dimostrano i 30-40 mila venezuelani che ogni giorno varcano il ponte che porta in Colombia in cerca di una chance. Di questa fila che si snoda verso la Colombia, «molti per comprare di tutto e tornare a casa, altri per lasciare il Venezuela per sempre», come ha scritto Rocco Cotroneo sul Corriere della sera, ben pochi andranno a votare oggi. «Il voto del 20 maggio è diverso - scrive El Nuevo Herald ripreso da Internazionale -. Gli Stati Uniti, l’Unione europea e molti paesi della regione non riconosceranno i risultati. Dato che il governo di Nicolas Maduro ha arrestato i suoi avversari e ha impedito la partecipazione dei partiti politici più importanti, l’opposizione ha invitato gli elettori a boicottare le elezioni». E così, secondo i sondaggi più accreditati, il 70 per cento della popolazione non andrà a votare. Sarebbe un segnale chiaro sullo stato della democrazia di un Paese che ha eletto democraticamente più volte un personaggio amato come Hugo Chavez che però, una volta in sella, ha provveduto a smontare pezzo per pezzo tutte le garanzie costituzionali fino a trasformare il Venezuela in una monarchia comunista sfociata in un fallimento economico di proporzioni bibliche. Il boicottaggio delle elezioni potrebbe portare un segnale al mondo ma difficilmente Maduro si lascerebbe impressionare. Per questo non è detto che l’appello a rimanere a casa venga accolto dagli elettori stufi di dover sopportare questa carestia griffata Maduro. Su Henri Falcon, il candidato alternativo, un tempo fedele a Chavez e ora dissidente, potrebbe concentrarsi l’estremo tentativo di liquidare il più colossale fallimento politico, ed economico, che la storia politica ricordi. Girano alcuni sondaggi secondo i quali, nonostante l’appello all’astensione, tanto Falcon quanto l’altro candidato alternativo, il pastore evangelico Javier Bertucci, sarebbero in vantaggio su Maduro. Ma «l’ex chavista Falcon è visto con sospetto da gran parte dell’opposizione». «Nella storia del mondo - ha dichiarato Falcon - questo tipo di governi cadono sempre grazie all’azione decisiva del popolo esercitata attraverso il voto. Il Cile del dittatore Pinochet si è incamminato verso la democrazia pacificamente, cosa che è successa anche in Spagna ai tempi di Franco». Gli esempi riguardano la transizione alla democrazia portata a termine dopo il governo di regimi di destra. Con quelli di sinistra, ugualmente antidemocratici ma imbevuti di socialismo radicale, il passaggio è più complicato. Eppure secondo Javier Corrales, coautore del libro “Dragon in the Tropics: The Legacy of Hugo Chávez in Venezuela”, i venezuelani non hanno alternative: devono votare comunque. «In circostanze normali - ha scritto sul New York Times - la cosa più dignitosa da fare il 20 maggio (oggi, ndr) sarebbe quella di restare a casa. Ma queste non sono circostanze normali. In questo momento i venezuelani non hanno una vera scelta quando si tratta di opporsi al regime, perché la scelta implicherebbe che ci fossero delle alternative. Ma a questo punto non ci sono alternative che possano fermare l’autoritarismo di Maduro». Negli ultimi anni un milione di venezuelani ha lasciato il Paese. Jesika Volpe, 23 anni, insegnante alla Tubartender bar academy, ha dichiarato a El Nuevo Herald che «non voterà. Si trasferirà in Colombia dove spera di trovare un impiego come barista. “Sappiamo da mesi chi vincerà - ha aggiunto - e votare è solo una perdita di tempo”». In tutto questo Diego Armando Maradona ha partecipato al comizio di chiusura della campagna elettorale di Nicolas Maduro. Ha ballato avvolto in una bandiera venezuelana ed è stato salutato dall’applauso della folla. E oggi, in teoria, si “vota”. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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