L’ha fatto capire oggi pomeriggio in conferenza stampa, il nuovo allenatore Christian Brocchi proporrà un calcio molto diverso da quello visto finora con Di Carlo. Possesso, partenza dal basso e gestione della palla, roba da corso per allenatori a Coverciano o Grisignano, ma a tutte le latitudini ti insegnano che se non entri in campo con la testa giusta i risultati non arriveranno mai. Brocchi lo sa bene e infatti quel «i giocatori devono scacciare tutte le paure», spiega che l’origine dello 0 in classifica nasce da una paralisi collettiva, un blocco con chissà quali fantasmi. Ci sarà da lavorare tanto sull’aspetto mentale, su quelle fragilità adolescenziali che giovanotti di 28 o 37 anni non sanno ancora come domare e a cui Di Carlo non ha dato risposte. Ma la condizione primaria perché Brocchi agisca al meglio è che tutto l’ambiente lo supporti. Piaccia o non piaccia l’ex mister di Milan e Monza si è messo in gioco a Vicenza, lui e il suo staff hanno accettato di affrontare una montagna di problemi, atletici, fisici, di gioco e appunto motivazionali. Da questo girone infernale fatto di pressioni e necessità di risultati, ne uscirà solo se il contesto in cui lavorerà darà segnali di compattezza. Chi fa informazione continuerà a fare informazione, così come i tifosi resteranno tifosi, è da dentro il Vicenza che Brocchi dovrà chiedere chiarezza e unione dagli uffici di via Schio a Capovilla. Dovrà capire ad esempio perché il giocatore più in forma del momento (Ranocchia) è quello che ha svolto la preparazione lontano da Vicenza, ossia alla Juve. E soprattutto dovrà capire perché Padella è arrivato a tanto “così” da aggredire il suo allenatore. Brocchi dovrà avere il sostegno della vecchia guardia, dei senatori, il gruppo di centurioni che un tempo lottava per Mimmo e che ora hanno un altro capo. Da accettare.