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Vip & Curiosità

Dolce e Gabbana e la frecciatina al caso "Pandorogate": «La caduta degli influencer è automatica»

«Siamo stati gli unici a non lavorare con gli influencer, bisogna tornare alla qualità» hanno detto gli stilisti alla Fashion Week dove Chiara Ferragni non si è vista. «Ventiquattr'ore fuori con la famiglia» ha scritto nei social
A sinistra Chiara Ferragni, a destra Dolce e Gabbana
A sinistra Chiara Ferragni, a destra Dolce e Gabbana
A sinistra Chiara Ferragni, a destra Dolce e Gabbana
A sinistra Chiara Ferragni, a destra Dolce e Gabbana

Non si placano le polemiche sul caso Ferragni-Agcom-influencer, e anche gli stilisti Dolce e Gabbana sono intervenuti, - senza mai fare il nome di Chiara Ferragni - dando un giudizio piuttosto duro sul mondo degli influencer. Domenico Dolce e Stefano Gabbana hanno spiegato che quella degli influencer è una fama effimera, destinata a non durare, in quanto non fondata su basi solide. Presenti alla recente sfilata di Milano - evento che quest'anno si è aperto proprio senza la presenza della Ferragni che ha da poco pubblicato una foto nelle sue storie Instagram dove scrive: «Ventiquattr'ore fuori con la famiglia» - i due celebri stilisti hanno affermato che «quando a trionfare è la qualità gli influencer in automatico vanno a cadere».
 

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Hanno ricordato entrambi, intervistati prima dello sfilata uomo di D&G, che non è mai stata loro prerogativa affidarsi troppo a queste figure. «Siamo stati gli unici a non lavorare con gli influencer, li abbiamo fatti sfilare ma non abbiamo mai pagato nessuno. Si commentano da soli e da tanto, non è una novità ora che è uscita questa 'bomba'» è stato il loro commento, riportato da Ansa. «Da un anno e mezzo abbiamo cambiato registro, siamo tornati a lavorare con maestri come Meisel e Klein e alcune modelle, a noi piace la moda, e chi più di loro può esprimere questo concetto? Il fotografo, come il giornalista, fa un mestiere per cui ha studiato, ha una cultura, si può avere un dialogo alla pari», hanno aggiunto.

«Un influencer di 20 anni non ha colpa, ma non ha quella cultura e con tutto il rispetto il suo è un lavoro diverso, oggi bisogna tornare alla qualità, che è anche amore, perché la carezza di un padre non ha il valore di un like» spiegano. E aggiungono: "In questi anni ci siamo tutti ubriacati con la comunicazione globale, oggi tutti parliamo di tutto, dalla medicina alla moda - sottolineano i due creativi - dalla scienza alla cultura, ma per farlo bisogna aver studiato, altrimenti cosa esisterebbero a fare le università? Dobbiamo dar voce in tutti i settori a chi ha competenze, è arrivato il momento in cui siamo tutti stanchi, dobbiamo trovare una soluzione per migliorare. Dicono che la bellezza salverà il mondo e noi - concludono - ci crediamo».

 

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