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Cazzola impenna
Ora il suo male
mangia
la polvere

di Roberto Luciani
MOTOCICLISMO. Le è stata asportata una grossa massa neoplastica


Adesso è in pista, correrà la 8 ore di Doha in Qatar Sulla tuta avrà il numero 58: un omaggio a Simoncelli
Paola Cazzola è tornata. Certo, crono e piazzamenti sono lontani dagli standard abituali, ma ciò che conta è aver vinto la sfida più difficile
Paola Cazzola è tornata. Certo, crono e piazzamenti sono lontani dagli standard abituali, ma ciò che conta è aver vinto la sfida più difficile
Paola Cazzola è tornata. Certo, crono e piazzamenti sono lontani dagli standard abituali, ma ciò che conta è aver vinto la sfida più difficile
Paola Cazzola è tornata. Certo, crono e piazzamenti sono lontani dagli standard abituali, ma ciò che conta è aver vinto la sfida più difficile

«Presto tornerò». Promesso e soprattutto fatto. A una manciata di mesi dall'intervento chirurgico all'addome per asportare una grossa massa neoplastica, Paola Cazzola è ritornata in pista. Con la sua moto numero 33, il fidato destriero, e portando a termine ciò che aveva cominciato - il campionato italiano Superstock 600 - ma che il destino le aveva all'improvviso tolto, disarcionandola senza preavviso dalla sella. Certo, cronometri e piazzamenti sono ancora lontani dagli standard, ma ora ha tutto il tempo, ricchezza preziosa, per riconquistarli. Ed è una gran cosa.
Nel frattempo ciò che conta, che fa star bene, è la staccata con cui ha lasciato sul posto paure, scetticismo ed un male tanto improvviso quanto subdolo.
La "bissarese volante", del resto, è così: aggressiva, mai doma, senza mezze misure. E non è un caso che si appresti, chiamata dallo sceicco Nasser Khalifa Al Attiya, presidente della QMMF, la Federazione del Qatar, a correre la 8 ore di Doha, World Endurance, assieme alla tedesca Nina Prinz e all'ungherese Nikoletta Kovac.
Bentornata Paola. Ci ha fatto prendere un po' paura.
«Grazie, ma perché? Dopo venti giorni che ero uscita dall'Eretenia avevo già trovato la palestra. Non mi è mai passato per l'anticamera del cervello di fermarmi, volevo solo tornare in moto. Senza addominali è stata dura, ma dopo un mese e mezzo ci sono riuscita».
Lei ne parla come di una cosa normale.
«Normale o difficile, è la tua testa che decide se la situazione è delicata, brutta, cattiva. La testa ha un potenziale grandissimo, da cui dipende l'andamento della tua vita».
Chi ringrazia?
«Tutti. Medici, familiari, amici, il buon Dio. Ma anche la palestra Moss di Caldogno che mi ha rimesso a nuovo, e il mio sponsor, la Ruggeri Camper di Trento, che ha continuato a credere in me restandomi vicino in un momento non troppo felice. E che mi sosterrà anche il prossimo anno».
Ha chiuso al Mugello con un ventiseiesimo posto.
«Sì, siamo arrivati in volata in 10 (i centauri sono per la quasi totalità maschi) e mi sono trovata a 8 decimi, meno di un secondo, dal sedicesimo. In altri tempi mi sarei già ritirata, ora invece me lo tengo stretto perché sto lavorando per la prossima stagione».
E nel frattempo si vola in Qatar per preparare una gara prestigiosa.
«Faremo i primi test privati. Siamo l'unica squadra femminile non solo nel Superstock 1000 ma fra tutte le sessanta iscritte. Decideremo la strategia, se correrlo in 2 con la magiara, sulla carta più lenta, di riserva, o tutte e tre. Di solito in queste gare si fa un'ora a testa e noi, Superbike ed Open saremo tutti assieme in pista. Comunque questa chiamata me la merito».
In Qatar ricorderà Simoncelli
«Correrò con il numero 58 sulla tuta, è il mio omaggio di pilota. Non lo conoscevo e quello che gli è successo si può riassumere nella parola "destino", però tante volte ci si dimentica di fronte allo spettacolo che facciamo uno sport pericoloso, che non è ripagato per i rischi che prendiamo».

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