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Doppio sciopero, Vicenza
lo boccia: «Meno efficace»

SCUOLA. I rappresentanti sindacali dubbiosi sulla scissione del fronte
Due le manifestazioni previste: l´1 e il 12 dicembre Zordan (Snals): «Si rischia che i lavoratori, delusi, non aderiscano a nessuna delle due giornate»
Due manifestazioni della scuola ma il sindacato si divide. ARCHIVIO
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Aria di divorzio nella scuola. Da una protesta unitaria, che a livello locale aveva visto il fronte compatto di quattro sigle sindacali, Cgil Cisl Uil e Snals, unanimi nelle prese di posizione contro il governo per rivendicare il rinnovo del contratto e il recupero scatti di anzianità, si è passati ad una frattura che a livello nazionale si tradurrà in una doppia mobilitazione. Il 1° dicembre con lo sciopero del pubblico impiego scenderanno in piazza Cisl, Snals e Gilda, mentre il 12 dicembre sarà la volta dello sciopero generale proclamato da Cgil e Uil e nuovamente Gilda. Una duplice mobilitazione che potrebbe tradursi però in una scarsa partecipazione da parte degli insegnanti che guardano perplessi alle due date in calendario.
«Esiste il rischio concreto che i lavoratori della scuola restino delusi da questa scissione e non aderiscano né all´una, né all´altra manifestazione - osserva il segretario provinciale Snals Doriano Zordan - i docenti erano disposti a scioperare in una situazione unitaria, mentre in questo modo la protesta sarà sicuramente meno incisiva, a scapito del lavoratore». Sul documento “la Buona Scuola” a Vicenza i sindacati erano partiti in quarta. Ventitré le assemblee organizzate negli istituti di città e provincia, per un totale di 4mila firme inviate al presidente del Consiglio Matteo Renzi, a riprova dei malumori che albergano tra i docenti e gli Ata, al centro di una riforma che blocca ad esempio i meccanismi di carriera, “principale elemento di risparmio che aggiunto ai 630 milioni di euro prelevati dal fondo per le supplenze assicura la copertura finanziaria per la massiccia operazione di immissioni in ruolo” e che attribuisce nuovi poteri decisionali ai presidi in presenza però di un vuoto normativo in termini di valutazione degli stessi dirigenti.
Punti dolenti sollevati e sottoscritti dai confederali e dallo Snals che al momento di incrociare le braccia imboccheranno però strade diverse. La Cisl spiega di non aver mai pensato allo sciopero generale e di aver proclamato lo sciopero del pubblico impiego «in continuità - precisa la segretaria provinciale, Tina Cupani - con il percorso di mobilitazione avviato a settembre per un intollerabile blocco del rinnovo contrattuale che perdura da sei anni e che è sfociato nell´imponente manifestazione dello scorso 8 novembre».
«Le ragioni del dissenso - prosegue Cupani - sono quelle urlate in piazza dai lavoratori della scuola che denunciano come la conseguenza del mancato rinnovo del contratto sia la perdita del potere di acquisto dei salari che in 5 anni hanno subito un abbattimento pari a 5mila euro. Queste sono le nostre ragioni, condivise finora anche dalle federazioni dei settori pubblici di Cgil e Uil tanto che abbiamo intrapreso insieme un percorso di mobilitazione unitaria sul lavoro pubblico». «Mi auguro - conclude la sindacalista - che a livello locale si prosegua uniti sia nel portare a termine le assemblee già convocate, che nel proporre e condividere forme di mobilitazione per rivendicare rispetto e giusta retribuzione di chi si impegna ogni giorno nella scuola».
«L´unità sindacale sarebbe stata senza dubbio positiva - aggiunge Franco Pilla, segretario provinciale Cgil scuola - e credo che a livello territoriale proseguiremo compatti come abbiamo fatto finora. Credo però che lo sciopero generale del 12 sia lo sciopero di tutte le categorie e per quanto riguarda l´istruzione l´occasione per rivendicare oltre che il contratto e gli scatti anche un metodo che penalizza tutti coloro che lavorano nella scuola».

Anna Madron

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