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L’AUTORE. Beatrice De Rosso, segnalazione della biblioteca di Longare

Uno Stivale da amare, pieno di sorprese

Beatrice De Rosso


Cara Estate, anche se per quest'anno il tuo incarico rovente e riposante non è ancora finito, vorrei ringraziarti per avermi fatto aprire gli occhi su un mondo che mi era sconosciuto e che, adesso, non abbandonerò mai più.
Sto parlando della mia patria, la cara e vecchia Italia che, a poco a poco, ho la fortuna di conoscere durante i periodi di pacatezza.
Parlo di pacatezza perché tra scuola, studio e attività le giornate sembrano non durare mai abbastanza finendo sempre allo stesso modo, sotto il calore del mio ingombrante piumone.
Quando le giornate si allungano, i fiori sbocciano, gli uccelli intonano il loro canto mattutino e le cicale mi accompagnano nelle serate calde e stellate, la mia insaziabile curiosità si accende e mi porta alla scoperta del mio florido Stivale.
È così che inizia il mio viaggio lungo l'Italia assieme ai più svariati italiani: da Maria e Andrea, a Carmelo, Ignazio e Rocco. Cominciando dalle coste più settentrionali fino ad arrivare a quelle più meridionali, ho capito che non sono solo i paesaggi a invogliare la mia curiosità, bensì le emozioni, le abitudini, le tradizioni che in ogni zona si combinano in maniera talmente differente che sembra impossibile farle appartenere tutte alla stessa penisola.
Respirando l'aria profumata delle montagne valdostane e godendomi quella fresca delle Dolomiti, ho imparato ad amare la fatica che mi aiuta ad arrivare alla vetta stanca ma euforica. Sedendomi davanti a cattedrali che distano secoli, da quelle romaniche a quelle gotiche, da quelle rinascimentali a quelle arabeggianti, ho capito di essere un nonnulla in confronto allo splendore dell'arte che traspira ad ogni facciata incantando anche il più incompetente turista.
Leggendo libri di ogni genere, opere satiriche e biografiche, poesie secolari eppure attuali, mi sono resa conto della meraviglia che, fin dall'antichità, questa terra ha suscitato agli occhi di ogni artista. Assaporando pietanze in compagnia di pastori, capre e pecore e bevendo seduta in taverne medievali umide e ammuffite, ho compreso la varietà di risorse delle quali i nostri territori dispongono abbondantemente in ogni stagione. Immergendomi nelle acque calde delle isole Tremiti, in quelle affollate di Jesolo e Rimini, e in quelle limpide de La Maddalena, ho avuto la fortuna di nuotare con pesci, vedere molluschi e piante acquatiche di ogni genere, uniche al mondo. Passeggiando tra i vicoli rocciosi, scoscesi, bollenti e candidi di una Peschici ardente e di una Civita di Bagnoregio dimenticata, ho ammirato la convivialità delle famiglie che condividono case appiccicate l'una all'altra. Visitando musei, gallerie d'arte, contemplando statue, monumenti e addentrandomi nei più segreti siti archeologici da Monte di Veja a Tarquinia, ho capito che tutto ciò che l'uomo ricerca nell'Italia lo può trovare. Solamente di una cosa un visitatore, da pellegrino a vacanziere che sia, potrebbe rimanere deluso visitando il Bel Paese: la dedizione che gli italiani riservano all'Italia.
Un tesoro colmo di ricchezze ha bisogno di essere scoperto, valorizzato, stimato, ammirato e sorvegliato. La chiave per mantenere in vita una terra ormai derisa sotto tanti aspetti è curarla, elogiarla, visitarla e vantarla ogni giorno.
Di una cosa sono certa: quest'estate mi ha portata in un mondo incantevole che prima sottovalutavo e che, sono sicura, ora non trascurerò mai più.
(da biblioteca di Longare)

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