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L’AUTORE. Giuseppe Grillone, segnalazione della Bertoliana, Vi

Un vulcano per ridere
e una nonna dirompente

Giuseppe Grillone


Tutto sembrava volgere serenamente al termine. Ancora l’ultimo appuntamento e via a pranzo per festeggiare il mio compleanno. Sprofondato sulla poltrona venivo catturato dall’ombra ballonzolante di un ramo che giocava con un poderoso raggio sole filtrante dalla finestre di fronte. Perso in questa immagine, mi assaliva di colpo un pensiero cupo. Ancora una volta avevo dimenticato di fare piantare le surfinie nel giardino di casa. Che testa! Michela, è una moglie paziente ma non resta tale quando le si manca di parola. Dovevo telefonare subito a Olindo il mio angelo custode tuttofare. Pur se in ritardo, avrei mantenuto la promessa. In procinto di acciuffare il telefono, venivo battuto sul tempo, ha iniziato a squillare prima lui. Era Marisa, la segretaria, con tono comprensivo ma autorevole che mi annunciava:«Bisogna che apponga qualche firma a quelle refertazioni che riposano ormai da giorni sulla mia scrivania, oggi è giorno di consegna!». «Bene, me le porti pure …così metto a posto la coscienza». Marisa, con passo militare e con in mano le scartoffie, mi raggiungeva. «Cosa non darei per un caffè – le dicevo – sono scappato di casa e tra una cosa e l’altra non l’ho preso. Con questo ritmo,senza un attimo di tregua, avverto una pericolosa astinenza da “tazzina”!». «E’ meglio rimandare la sua tazzina a dopo, giornata di lavoro in apnea oggi, c’è già la signora Grisolin-nonna con il nipote in sala d’attesa, è l’ultima visita e siamo in ritardo. Si ricorda il piccolo pargolo-superman che è entrato l’ultima volta a farsi visitare con lo scovolino della toilette dei pazienti in mano a mò di sciabola? Se non vuole che questa volta le porti anche il water è meglio iniziare la visita subito, veda lei !?». Rassegnato facevo con la testa un cenno di assenso: «Cara signora Anna, come sta?». Le stendevo la mano in una stretta affettuosa. E’ una gioviale ultrasessantenne,viso pieno, pelle luminosa e tesa, sguardo gigionesco. «Se non fosse per quest’anca benedetta che mi danna, farei le capriole!». Con lei entrava un effluvio di zàgara, aroma di mie trascorse giovani primavere mediterranee. «Allora spogliamo il giovanotto». Rivolgendomi al mio piccolo amico: «Giorgio è il momento di farmi vedere i tuoi muscoli». Lui, inaspettatamente immobile, si fa visitare completamente. Al termine, mentre cominciavo a scrivere la terapia, la nonna nel rivestirlo con rara dolcezza lo guardava tra il trasognato e l’ammirato. «Sapesse quanto è bravo, - iniziava a raccontarmi - educato, attento, furbo, di grande memoria, affettuoso, premuroso, spiritoso, sempre di buon appetito, disponibile». Alzavo d’improvviso gli occhi dalla scrivania e lei era lì ritta vicino al lettino delle visite, sguardo al cielo, braccia in preghiera, palme in alto. Trattenevo il respiro. Incominciava, quindi, a recitare una inarrestabile giaculatoria celebrativa del piccolo. E senza mai prendere fiato, di colpo si interrompeva. Sentendomi spiazzato, cominciavo a trasalire. Ripartiva: «E pensi che è di una fantasia e di una prorompenza… Mi creda, dottore, Giorgio è un vulcano sempre e dico sempre in…erezione!(eruzione ndr.)». Oddio, avevo sentito bene? Bisognava uscirne e provavo a rispondere con il tono più appropriato: «Cara nonna, per quanto è vero Iddio e le credo sulla parola, il pargolo una cosa di certo c’è l’ha: un futuro assicurato, ci può credere!». Risvegliatasi all’improvviso dalla trance in cui era caduta, mi guardava interdetta, forse non aveva capito o non si era capita. Meglio così. Le davo la ricetta e salutandola l’abbracciavo, ci conoscevamo da così tanto tempo. Ho curato anche sua figlia, la mamma del “vulcano”. Cambiatomi d’abito, mi congedavo di fretta da Marisa che avrei rivisto al mio rientro pomeridiano. Oggi compio 50 anni. Di tutte le attestazioni e telefonate affettuose di auguri, il più bel regalo, inconsapevole, mi era giunto dalla nonna Anna ed il piccolo Giorgio. Che scena! Un vero inconsapevole inno alla vita che, orgogliosa, continua con i suoi vulcani e le loro “eruzioni”! Da solo ridevo di cuore per strada, di buonumore, mentre una brezza ruffiana mi accarezzava il viso e mi rassicurava che l’estate era veramente arrivata. Per quanto mi era appena accaduto di assistere sentivo già che si preannunciava una delle più calde e più belle.

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