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L’AUTORE. Giovanna Piva, segnalazione dalla biblioteca Bertoliana, Vicenza

Un mattino al parco
soli con i propri pensieri

Giovanna Piva

 

Il parco è un luogo tranquillo, un po’ fuori mano. La città è lontana, con i suoi rumori e la sua frenesia. Il grande caldo che fin qui ha segnato l’estate, ha lasciato sui sentieri ben visibili le sue tracce, lunghe cicatrici e profonde crepe rugose che raccontano la sete e l’arsura sofferte dalla terra e dalla natura tutta. Ci sono già foglie gialle accartocciate sull’erba, segno di una stagione quasi arrivata alla fine. Però nelle ore più calde le cicale cantano ancora, ancora stordiscono con il loro ritmo incessante. A quest’ora di primo mattino al parco non c’è quasi nessuno. Più tardi verranno bimbi e donne, ragazzi ancora in vacanza. Di sportivi che corrono per tenersi in forma. Verrà gente strematadaun’altra notteafosa, in cerca di refrigerio sotto il fresco degli alberi , alla loro ombra.E anche qualche povero cristo che non sa dove altro andare. Tutti insieme, in questo grande parco che è di tutti e di nessuno. Allora, quando questo luogo pullulerà di vite vissute, scomparirà questa atmosfera magica, intrisa di cielo diverde. Di silenzio,ora rotto soltanto dal canto di qualche uccelletto mattutino. Lore sta pensando che quest’ora è il suo tempo, il più bello del giorno. Per guardarsi intorno, respirare gli alberi e l’erba, il celeste del cielo. Starsene sola con i pensieri. Dipanarli , prima che le cose del giorno li cancelli. E si sente felice e grata per questo. Sul sentiero che sta percorrendo le vengono incontro due anziani, un uomo e una donna, lei piccola e magra cammina a fatica, con un braccio aggrappato al suovecchio e l’altro poggiato su di un bastone.La signoraha i capelli bianchi e raccolti e un viso dolcissimo. Lui è ancora un bell’uomo, anche lui un po’ incerto nel passo. Lore li guarda e si intenerisce. Pensa, chissà quante storie nel loro passato. Quante lotte per arrivare fin qui ed essere ancora vivi. La salutano, si vede che sono persone gentili, allora Lore si ferma e si mette a parlare. Del tempo, del mattino celeste, del canto delle cicale.Anche loro hanno qualcosa da dire. Di altre estati , di notti lontane in cui faceva così caldo che nelle case si soffocava. E allora era bello dormire sull’erba nell’orto o nei campi dietro casa, tra le piante e i fiori e il cielo di sopra trapuntato di stelle. Il calore accumulato dalla terra infuocata dal giorno scaldava i corpi distesi , i sentori della notte, delle erbe e delle vigne, entravano nelle narici fino ad ubriacare.Mentre parlano, loro ogni tanto si guardano, un po’si rubano la parola nell’ansia del raccontare. Lore li ascolta, le piace ascoltare chi ha cose da dire. Capisce che le cose in fondo sono sempre le stesse. Solo che son vissute in un modo diverso. Ora si sta chiusi di giorno e di notte nelle case, con l’aria condizionata e con la paura di uscire. Per difendersi del caldo e perché no, anche dal malaffare. E non si sa più il profumo dell’erba, né il respiro delle stelle. Gli occhi dei due vecchi sorridono, per loro è stato un piacere ricordare. Poi se ne vanno, e anche Lore prosegue per la sua strada.Là in disparte, su una panchina ci sono due ragazzi giovanissimi, sono vicini, si fanno carezze. Lei è bionda, ha i capelli lunghi sulle spalle, è vestita di giallo. Non parlano, o forse sussurrano chissà quali dolci parole.. A loro la vita fa ancora promesse. Persa nei suoi pensieri e nella carezza dell’aria, d’un tratto Lore sobbalza. C’è un grossocane nero checorre nel prato. L’animale le viene vicino e comincia ad abbaiare furioso. Il suo padrone è lontano, lo chiama ma il cane non ascolta, si vede che è ebbro Con il muso le sfiora le gambe, il padrone lo chiama ancora ma lui niente. Le rimane vicino, e lei spaventata non sa cosa fare. Poi il cane s’allontana, va verso la ragazza vestita di giallo e d’improvviso Lore la sente urlare. Pensa che la ragazza forse ha preso paura del cane, oppure non sa, magari l’ha morsa. Lei spera di no. Dopo vede la bestia sfrecciarle vicino e andare lontano.Poi, mentre esce dal parco butta lo sguardo sul portone d’ingresso, ci son scritte ben chiare le regole per l’uso del luogo. Tra l’altro spicca una scritta ”cani al guinzaglio”. E lì vicino c’è un guardiano, seduto, chelegge il giornale, e non s’è accorto di niente. (da biblioteca Bertoliana)

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