<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Un girasole per lei

di MARTELLETTON

Gianmaria Sisca

Con gesti lenti, divenuti per l'abitudine quasi dimessi, Davide preparò il caffè. Mentre aspettava che l'acqua bollisse, si guardò attorno: il soffitto gli pareva troppo basso, le pareti della cucina strette, e oltre le finestre vedeva un sole particolarmente caldo, giunto assieme al solstizio d'estate. Dopo aver bevuto il caffè, rimase fermo sulla sedia, con lo sguardo perso nel vuoto. Poi prese la tazzina in mano, e la rovesciò; dal fondo di caffè ormai secco, e che sembrava un occhio, colò una goccia ancora fresca, che invece somigliava ad una lacrima. Rimase seduto fino a quando la canicola pomeridiana si stemperò; allora pensò di andare a fare una passeggiata verso le risaie. Era da molto tempo che non passeggiava all'aria aperta, per una lunga tratta, e Davide si disse che il primo crepuscolo estivo fosse l'occasione migliore per camminare e non pensare a niente.

Così si allontanò da casa, e imboccò una stradina di terra, molto stretta, quasi un sentiero, e in pochi minuti era circondato dal verde dei campi. Il cielo fremeva di riverberi magmatici di luce arancione, che sembravano accompagnare il sole nella sua discesa. Invece, più in alto, proprio sopra la sua testa, offuscato da qualche tenue nuvola, il cielo era di un rosa sommesso. Davide si fermò incantato, e osservò con meraviglia quel tramonto, tanto gli era riposante perdersi in quei colori.

Giunse, mentre il cielo era diventato a tratti plumbeo, in prossimità di una piccola diga in cemento. Anche questa era molto stretta, e per attraversarla Davide doveva camminare in equilibrio. Per poco non cadde, sorpreso da quel che vide, oltre i rami dei platani cresciuti ai bordi del fiume, nel campo di fronte. Fino a perdita d'occhio, su quel campo erano cresciuti dei girasoli. Davide cercò di vedere la fine di quel giallo intenso, ma non vi riuscì. Il campo era stretto, ma infinitamente lungo, e quei girasoli, così disciplinati, sembravano tutti fissare Davide. Spontaneamente si avvicinò a loro, per poi fermarsi, come intimidito. Osservò quel campo immenso, ornato di occhi, e gli parve la coda richiusa di un enorme pavone. Poi, superando quel timore, forse causato dall'essere solo di fronte a tanto incanto, si avvicinò al girasole più basso. Osservò ciascuno dei suoi petali, che sembravano pennellate gialle, e poi sfregò i suoi polpastrelli sulla corolla del girasole a fianco, e annusò l'odore dei suoi semi, seppure non gli parve sapessero un odore particolare, e infine si trovò in mezzo a loro. Uscì dal campo poco dopo, con un girasole in mano, attraversò la piccola e stretta diga, tornò sul sentiero, e camminò in direzione delle risaie.

Mentre camminava con quel girasole in mano, Davide pensava al momento in cui glielo avrebbe donato. Quanto gli sarebbe piaciuto avvicinarsi, portarle quel girasole da lui colto, e stringerla a sé. Darle un bacio sulle palpebre, dolce e lungo fino all'inverosimile … perché quello pensava fosse il solo modo di vivere la sua bellezza, ed al contempo di dimostrarle la devozione che provava ogni qualvolta vedeva il suo volto, che per lui continuava ad avere qualcosa di unico.

Dopo aver camminato per un paio di minuti giunse alle risaie. Erano colme d'acqua, dalla quale spuntavano le spighe di riso. Davide vide, come disegnato sull'acqua, il contorno della sua figura; e si sentì patetico. Si vergognò di vedere in quell'acqua di campagna la figura di un uomo con un fiore in mano. Ma ormai non aveva senso, si disse, buttarlo per terra, andarsene e lasciarlo lì. Così, dopo aver guardato le risaie, si decise a ripercorrere tutto il sentiero, per poi andare da lei. Era ormai sera, e l'aria si era fatta un po' più fresca.

Quando la vide, per poco il girasole non gli cadde dalla mano. Ma lui continuò a camminare, con le gambe tremanti. E si inginocchiò sulla ghiaia, con gli occhi lucidi. Sfiorò con le labbra la fotografia, per interminabili minuti, fino a che non pianse. Poi mise il girasole nel vaso, con devota cura. Infine si alzò in piedi, diede le spalle alla lapide, e si incamminò, sotto ad alcuni cipressi alti e affusolati, verso il cancello.

(da biblioteca di Camisano)

Suggerimenti