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L’AUTORE. Cristian Manni, segnalazione dalla biblioteca di Caldogno

Un gelato col nonno

di Cristian Manni

Cristian Manni

Il pomeriggio era cominciato come al solito, accecante e afoso. Dopo un breve sonnellino, nonno Giorgio stava continuando i suoi lavori consueti. Era in pensione, ma non aveva mai smesso di essere attivo.

Ora doveva anche accudire il nipote maggiore. Luigi aveva compiuto da poco undici anni e completato le scuole elementari. Seduto o sdraiato, l’attività che lo impegnava in quei primi giorni di vacanza erano le ricerche e i giochi con il tablet. Anche se non mancavano momenti di gioco all’aperto, il nonno continuava a ripetere che non erano mai abbastanza per un bambino.

“Nonno, con cosa giocavi tu se non esistevano i tablet?”. Il nonno parve non accorgersi della domanda, in realtà il suo pensiero era andato alla pozzanghera che il giorno prima avevano aggirato camminando al parco. Senza parlare, sospese le sue attività e si preparò ad uscire.

“Luigi, metti le scarpe che andiamo, anche per mangiarci un gelato“ disse, timoroso di un diniego. Dopo una decina di minuti di bicicletta fuoriuscirono dalla strada asfaltata per proseguire sull’argine del fiume Bacchiglione. Procedevano in silenzio, salvo qualche richiamo all’attenzione da parte del nonno.

La stradina si fece più stretta, robinie e gelsi la ostruivano con i rami non ancora tagliati. L’acqua del fiume non era particolarmente alta, ma abbastanza rapida e rumorosa.

“Nonno, piove!”. Un acquazzone improvviso li colse mentre si stavano avvicinando al bosco delle risorgive.

“Non durerà molto” disse Giorgio posando la bici al tronco di un ontano. Ripararono sotto le fronde fitte del bosco, restando in silenzio. Qualche folata di vento sferzava e faceva frusciare le foglie, mentre rumore di acque fluenti arrivava dalla roggia vicina.

S’incamminarono, costeggiandola. Di tanto in tanto si udiva il “pluff” del tuffo di una rana spaventata dai passi.

“Nonno. Nonno! Fermati…guarda. Cos’è?”. Tra l’erba stava arrotolato un piccolo serpente. “E’ un orbettino” disse Giorgio raccogliendolo. “Non e’ velenoso, anzi è utile”. Arrivarono ai margini di un prato allagato dalle piogge dei giorni precedenti. Il nonno si tolse le scarpe e iniziò ad attraversarlo. Luigi era pietrificato. “Cosa fai, non vieni?”. Luigi entrò e con occhi e voce ridenti, iniziò camminando con l’acqua quasi al ginocchio. Giunsero a una roggia molto larga. Luigi seguiva il nonno, che sembrava cercare qualcosa…

“C’è ancora…”. Si diresse deciso verso a una sorgente dalla quale sgorgava un abbondante getto d’acqua.

“Questo era un posto dove i contadini venivano a riposarsi dal lavoro nei campi e noi a fare il bagno”. Si rinfrescò e bevette dalla sorgente prima di entrare. Iniziò a camminare avanti e indietro calpestando il fondale sabbioso e ghiaioso. Stavolta Giorgio fu subito al suo fianco. “Fredda” esclamò sorridendo. Videro dei pesciolini guizzare e nascondersi sotto dei sassi e a quello che sembrava un coccio di mattone forato. “Per catturare pesciolini c’erano diversi modi. Uno era quello di mettere dei mattoni forati in acqua e andare a vedere dopo qualche giorno se qualcuno si fosse nascosto dentro”.

“E c’erano?”. “Eccome se c’erano. Non tornavo mai a tasche vuote”.“Venivi spesso?”. “In questo e in altri posti ogni giorno. Tutta l’estate. Ma non da solo, eravamo in tantissimi…anche 20 bambini”. Il sole era tornato torrido come prima dell’acquazzone. Sedettero sulla riva con i piedi nell’acqua. “Possiamo tornarci con Matteo e Luca, un giorno?”. “Se i loro genitori sono d’accordo… magari ci portiamo anche una anguria”. “Il gelato, nonno!” ammiccò Luigi.

Giorgio pensava che era una fortuna che quel posto fosse ancora così ben conservato nonostante tanto inquinamento ed edilizia. Un richiamo aspro e breve echeggiò nel folto del canneto vicino facendo trasalire Luigi. “Un fagiano. Una volta ce n’erano tantissimi…” e continuò a parlare di come la natura di quel posto era stata abbondante di animali e pesci e di come aveva contribuito a sfamare le persone.

“I ragazzi erano spesso abili cacciatori e pescatori. Sapevano arrangiarsi per portare a casa qualcosa per la cena” disse strizzando l’occhio. “Per i bambini caccia e pesca erano un po’ lavoro e un po’ gioco nello stesso momento” concluse. Si alzarono e iniziarono a percorrere a ritroso il cammino. Luigi non stava più al fianco del nonno, ma scattava da un posto all’altro esclamando di volta in volta una nuova scoperta. “Ci torniamo con il papà!” diceva quando era ormai a cinquanta passi, senza essere udito. Tornarono a casa, dimenticandosi anche del gelato.

(da biblioteca di Caldogno)

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