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L’AUTORE. Ilia Sillo, segnalazione della biblioteca di Noventa

Quel campeggio sui monti
Maschi, femmine e il “don”

di Ilia Sillo

Ilia Sillo

Era il 1969. Noi giovani, come tutti in quei mitici tempi, sognavamo di renderci utili agli altri e, durante l'anno, avevamo raccolto il ferro vecchio, animato i giovanissimi di Azione cattolica, insegnato dottrina e preparato i bambini alla cresima, c'eravamo insomma resi utili in parrocchia e, forse per questo, per premiarci, don Antonio ci propose cinque giorni di vacanza in campeggio.

Felici oltremisura, ci organizzammo con tende, zaini, fornelletti da campo e tutto l'occorrente così, dopo aver scelto come meta Pian delle Fugazze, una mattina di agosto partimmo con tre macchine cariche all' inverosimile. Dopo una breve ispezione, si decise di piantare tre tende su un pianoro, una sarebbe stata per le femmine , una per i maschi e una tutta per il don, in tutto per tredici persone. Naturalmente c'era stato imposto il divieto assoluto a promiscuità nelle tende. Fin dall'inizio fu un gran divertimento anche perchè eravamo molto affiatati fra di noi e tutti grandi amici.

Una volta sistemati, andammo in perlustrazione del territorio circostante solo che, quando tornammo, trovammo il disastro: picchetti storti o divelti, una tenda mezzo distrutta, le altre tutte sghembe, le pentole e le provviste sparse dappertutto e inequivocabili tracce del passaggio di una mandria di mucche.

Passammo la serata a rimediare alla meglio i danni e a pulire dagli escrementi condendo il tutto con ironia e chiassose risate. Naturalmente dormivamo pochissimo chè i materassini da mare erano rigidi e scomodi anche se gonfiati appena e faceva caldo in sei, mangiavamo poi a tutte le ore. Il secondo giorno facemmo un lungo itinerario per raggiungere il rifugio Papa, ma ci sorprese un furioso temporale tanto che, bagnati fradici, ci dovemmo riparare in una roulotte abitata da una famiglia di inglesi di religione evangelica che ci offrirono un cambio di vestiti e una lunga discussione in materia di religione che mise a dura prova le nostre certezze e forse anche quelle di don Antonio visto che, tornati alle tende, continuammo tutta la notte a parlarne. Il giorno successivo camminammo molto fino a giungere all'ossario sul Pasubio, fu impegnativo ma anche piacevole. Quando giungemmo al monumento, fummo richiamati a tenere un comportamento rispettoso visto che, fra noi, gli scherzi e i giochi non avevano mai un momento di tregua.

L'ultima sera facemmo baldoria, alle due di notte decidemmo di mangiare biscotti con la cioccolata e vennero anche i maschi nella nostra tenda mentre la cucinavamo, ma nonostante ci impegnassimo a non far troppo chiasso svegliammo il don che, nero di rabbia, entrò e disse: “Come sio missi qua”. Siccome non facevamo nulla di male, ci risentimmo per il tono e il suo sospetto, qualcosa s'incrinò nel nostro rapporto con il don e tutto naufragò. La mattina dopo ci preparammo a tornare. Era finito un meraviglioso sogno di condivisione e solidarietà.

(da biblioteca di Noventa)

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