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«Non voglio una relazione» gli disse
Ma Gabriele già mendicava il suo tempo

di MARTELLETTON

Silvia Miola

Gabriele era pensosamente disteso sul letto quando gettò uno sguardo in direzione della “zona giorno” ovvero la piccola cucina a cui era stato aggiunto un divano-letto.

Poteva distinguere chiaramente Anna assorta e seduta sul divano. Gabriele sapeva che la donna si trovava in tutt'altro luogo, probabilmente a far baldoria con gli amici eppure l'immagine di lei era rimasta nella casa. «Forse risiede tutto nella mia mente.» pensò «Perché appare annichilita?» «Perché tu sei annichilito.» gli rispose una voce che risuonava nel suo cervello.Quell'amore estivo era stato qualcosa di inaspettato: si erano conosciuti un mese prima e Gabriele si era fatto fiamma. Era una passione che temeva potesse esaurirsi in pochi mesi come era accaduto tante altre volte, così tante volte che ormai si chiedeva se non fosse in grado di amare solamente se stesso. “E la chiamano estate questa estate senza te…” il motivetto gli risuonò improvvisamente nella testa.

Sperava che quell'estate sarebbe stata diversa da tutte le altre, sperava che Anna avrebbe potuto riempire il vuoto interiore che sempre lo accompagnava. A nulla erano valsi i piccoli traguardi che aveva raggiunto nella vita, nulla potevano gli amici che lo stimavano e che erano sempre al suo fianco nelle piccole tempeste della vita.

Anna era molto bella e indipendente tanto da risultare scostante, a volte sembrava indifferente: ostentava una calma innaturale forse per opporsi al marchio di isteria affibbiato alle donne.Verosimilmente era molto corteggiata e Gabriele lottava contro una gelosia che lo divorava. Tuttavia aveva trovato un inaspettato ristoro leggendo l'autobiografia di Casanova: il veneziano definiva la gelosia “un sentimento meschino”. Più di tutti i discorsi che gli avevano fatto in passato per convincerlo a curare la sua gelosia aveva potuto il defunto Casanova. «Del resto chi è più titolato del seduttore veneziano a parlarmi di amore?» pensò. Per qualche tempo si cullò in quella frase che sembrava scritta proprio per lui, ma era solo il riflesso della sua parte razionale ben disgiunto dalle sue emozioni. Talmente disgiunto da sé che ne aveva imbarazzo come se ne ha di un parente scapestrato.

Dopo poche ore già immaginava Anna tra le braccia di qualche amante e non per amore, come avrebbe potuto giustificare, ma per semplice passatempo, per crudeltà nei suoi confronti.«Non voglio una relazione.» gli diceva serafica pensando che il suo essere anaffettiva fosse degno di un essere razionale. L'amore è un sentimento bestiale, avrebbe potuto giurare di aver visto trapelare più volte dai suoi bei occhi scuri. Dopo solo due settimane che si frequentavano Gabriele si era ridotto a mendicare il tempo dell'amata, supplicava solamente con lo sguardo perché non osava altro.L'ultimo incontro, quello che mise fine alla loro relazione, continuava a rimbalzargli nella mente. Era una domenica pomeriggio di fine agosto e Anna aveva deciso di prendere un aperitivo in un chiosco situato sulla riva di un'ansa del Bacchiglione. Il luogo era approntato come una spiaggia cittadina ovvero arredato con tavolini, sabbia e sedie a sdraio. È un ambiente molto informale da cui si gode la vista di un antico ponte in pietra.

Da qualche anno una coppia di aironi cinerini ha preso l'abitudine di sostare nei pressi o posarsi su un enorme albero che si trova all'interno di un giardino di un convitto a strapiombo sul fiume. Gabriele amava molto quel bar per la magnifica vista e per la presenza dei maestosi uccelli che aggiungevano un tocco insolito e quasi miracoloso. Perché quegli uccelli si erano adattati alla vita cittadina e non rincorrevano gli aspri paesaggi del Delta del Po? Non era tempo di cullarsi in quelle riflessioni. Anna camminava al suo fianco indifferente, quando finalmente giunsero al bar affacciato sul Bacchiglione Gabriele ebbe la sensazione che il fiume si fosse trasformato in una latrina, persino la luce del sole pareva aver perso di intensità. L'acqua gli appariva velata da quella sorta di patina tipica delle acque stagnanti. Nell'idioma della città bagnata dal Bacchiglione queste acque putride vengono chiamate “acqua morta” e “l'acqua morta” gli portò per prima il messaggio di Anna: «Non posso vivere con una persona dominata da emozioni estreme, ora fa ciò che vuoi del dolore che ti lascio.»

( da biblioteca di Laghetto)

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