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L’AUTORE. Luigi Girardi Ampezzan, segnalazione della biblioteca di Caldogno

Le estati senza fine

di Luigi Girardi Ampezzan

Luigi Girardi Ampezzan

Ah, le nostre estati, quando ci sembravano senza fine! Stava sfumando il ricordo di quelle trascorse e già pensavamo a quelle future mentre ancora godevamo dei tepori delle presenti. La primavera ci aveva farciti di sogni, illusioni e progetti irrealizzabili e irrealizzati perchè troppo grandi, troppo belli, troppo ambiziosi. I sogni erano e sono gratuiti e per questo ne approfittavamo.

Caldi giorni ubriachi di sole, di cieli blu, di lunghe sere e voluttuose notti di plenilunio: brevi avventure, tenere simpatie e acerbi ardori. Sotto l'ombra del grande gelso, Giampy confessava pudico i suoi casti abbracci con l'Irene, la brunetta arrivata dalla bonifica pontina per passare qualche giorno di vacanza dagli zii, proprietari di un podere dove si coltivavano ortaggi in gran quantità e angurie zuccherine che onoravamo con le nostre visite notturne, protetti dal buio partecipe.

Nei tiepidi crepuscoli canticchiavamo "Sapore di sole, sapore di mare...", a cambiare il mondo non ci passò mai per la testa, troppo impegnativo. Abbiamo però sempre evitato di trascinarci in giorni flosci alimentando la voglia di avventura, di vivere intensamente ogni giorno come fosse il primo, tutto da inventare e l'ultimo a cui abbeverarci fino all'ultima goccia di vita.

Ci eravamo dati appuntamento a casa dei nonni di Nando sull'Altopiano per un'abbuffata di polenta e formaggio fresco di malga. Da Riccione, ove gestiva un'agenzia immobiliare, ci raggiunse Tino.

Affittava alloggi per la stagione turistica e senza osassimo sperarvi, ci invitò tutti a trascorrere un'estate romagnola: alloggio gratis, sangiovese, piadina, liscio e altro ancora. Quel ricordo ancora ci rallegra ogni volta che ci ritroviamo.

I caldi giorni dell'estate, la nostra età estiva con davanti il meraviglioso prato dei nostri quarant'anni in cui ci ritrovavamo come ragazzi di una nuova via Gluck: lo sbarbato Filly, il carabiniere Geo, (Argeo per l'Arma), Ciarly commesso in un noto negozio d'alta moda, Silvius funzionario statale, Ginsy vagabondo per mestiere, Gianni, muratore di alto livello e Skatto fedele compagno di memorabili cavalcate.

Innanzi a noi ancora un oceano di giorni traboccanti di spensieratezza: tanti momenti allegri, appassionanti e ricchi di amore per chi ci stava attorno.

Luglio, agosto e ancora settembre, la dorata stagione dei raccolti e del dolce indugiare nei lunghi pomeriggi dei giorni di festa, sotto qualche pergola fuori città: due fette di salame, un pomodoro appena colto e un bicchiere di fragrante rosso dei colli. Una puntata al mare, irresistibile richiamo per Ciarly non ancora sazio di ventiquattro mesi di Marina Militare e altrettanti in quella mercantile prima di impalmare la Giselda e diventare esperto in tessuti e grandi firme.

Ed ecco il torrido agosto con la prima pioggia che, come soleva ripetere mio nonno Giacomo, rinfrescherà il bosco. L'agosto italiano, ove il mondo del lavoro si ferma per lasciar posto a quello vacanziero. Come dimenticare gli avventurosi trekking a cavallo, quando conoscevamo appena la meta, una scarsa idea del percorso e incerti su dove passare le notti. Sacco a pelo, scatolette di carne per le emergenze, biada per un paio di giorni, qualche disinfettante e stipato nelle borse appese alle selle, l'indispensabile per non arrenderci al primo ostacolo.

Lidi lontani o montagne a un tiro di schioppo. Per chi prima e chi dopo, suona l'ora della ritirata. Un giro di telefonate ed eccoci in riva al lago di Fimon: il cielo è terso dopo il temporale del mattino, l'oste fa scivolare sul tavolo un gran di vassoio di soppressa e una terrina di fagioli con la cipolla. I ragazzi smanettano attorno al jukebox , le signore parlano di figli e di vestiti e noi un po' discosti, riviviamo cronache di agosti vissuti.

Dal jukebox i Righeira ripetono senza sosta "Vamos a la playa vamos a bailar. Quasi improvvisamente ci accorgiamo che le nostre lunghe estati non erano poi così lunghe come ci sembravano.

Già l'aria odora di mosto e le foglie dei pioppi stanno cedendo il loro verde brillante. Ormai è notte, i ragazzi già dormono e seduto accanto a Valeria, sul balcone a godere del silenzio e la frescura, e mentre penso agli amici ricordo una canzone di Gino Paoli: "E poi ci troveremo come le star a bere del whisky al Roxy Bar o forse non c'incontreremo mai.... ". Mah, chissà?

(da biblioteca di Caldogno)

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