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L’AUTORE. Margherita Incao, segnalazione della biblioteca di Noventa

La notte dei soldati ubriachi

Margherita Incao

 

Eravamo in tempo di guerra e tutto era difficile. Una notte di agosto del '44, calda e afosa, sentii giungere dalle finestre aperte un lamento : acqua, acquaaa, acquaaa... Dapprima non diedi troppo peso a questa toccante implorazione, ma poi, poiché era insistente e lamentosa, pensai che forse c'era qualcuno ferito o in pericolo di vita che aveva assoluto bisogno di acqua, così chiamai mio padre, che dormiva nella stanza vicino alla mia, perchè andasse a vedere. All'inizio non ricevetti risposta mentre le implorazioni continuavano a diventare sempre più frequenti, allora insistetti perchè portasse da bere, ma lui mi rispose: “Che i vaga sul sacramento!” perchè ormai avevamo capito che erano due voci maschili. Dopo un tempo infinito e le mie preghiere di dare soccorsoperchè ero impressionata da quei lamenti, mio padre si alzò, si vestì e insieme andammo ad aprire la porta che dava sulla strada, poco lontano dalla sede del comando tedesco a Noventa. Come aprimmo, due energumeni in divisa e armati di tutto punto, si saettarono in casa e si sistemarono in cucina sul divano, mi misero forzatamente a sedere con loro, uno alla mia destra e uno alla mia sinistra, e cominciarono ad allungare le mani. Avevano sulle braccia muscolose enormi tatuaggi con numeri e sigle tanto che mifeci l'idea chefossero prigionieri russi o polacchi. Erano ubriachi fradici, sapevano qualche parola di un italiano stentato, con le mani erano lesti e molesti per cui la mia situazione si fece molto delicata. Mi abbracciavano, mi palpeggiavano, mi alzavano le gonne. Avevo terrore e mi pentivo di aver costretto mio padre ad aprire, ah se l’avessi ascoltato! Alle insistenti carezze, al vociare dei due, mio padre si inginocchiò davanti e con le mani giunte li pregava di lasciarmi in pace, di non farmi niente. Il cuore mi batteva forte, avevo appena vent'anni. Erano completamente sbronzi e si misero a chiedere “Vinooo, vinoo, vinooo“. Allora io, nel dramma, terrorizzata, mi feci forza e dissi: “Io sapere dove essere vino” e mi divincolai a fatica, in un attimo superai tre scalini e richiusi con il lungo catenaccio la grossa portache portava alpiano superiore. Ero salva. Per fortuna i vicini, che avevano sentito il trambusto, avevano nel frattempo telefonato al comando tedesco da cui furono mandati due soldati a prendere i due ubriachi. Anche mio padre si salvò. (da biblioteca di Noventa)

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