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L’AUTORE. Mariano Sartore, segnalazione della biblioteca di Cartigliano

Il tuttofare in spiaggia

Mariano Sartore


“Non così, a quel modo ti cade tutto. Tu devi prima scavare una buca di almeno 50 cm, e solo allora piantare l’asta. Aspetta che ti faccio vedere…” . E il corpulento anziano si allontanò e in due minuti se ne tornò con una vanghetta d’acciaio di tipo militare. Scavò a fondo, inserì il tubo dell’ombrellone, “ora si riempie di sabbia che va subito bagnata perché si compatti, pressa poi bene coi piedi, alla fine metti delle pietre alla base e le batti bene sulla sabbia col manico della vanga: in questo modo l’ombrellone se ne starà solido come una casa”.
Poi andò al suo, di ombrellone.
Io aprii la seggiolina e mi sedetti; però si piegò e rischiai di cadere. Lui accorse “così non è stabile, le gambe devono poggiare allo stesso livello”, andò dietro alle dune, tornò con una cassetta rotta in mano, poggiandola sul ginocchio fece forza e ne cavò alcune assicelle, le spezzò le pareggiò a due a due, le mise sotto le zampine della seggiola e “ora ti puoi sedere, sei come in poltrona”.
Aprii il Corriere ma un po’ di vento attaccava a scompigliarmelo. Lui mi si precipitò, prese atto della situazione, recuperò dal chiosco un cartone delle pizze, vi protesse il giornale a mo’ di copertina, “tienilo così fermo sulle pagine” sentenziò, e tornò a sedersi.
Arrivò mia suocera con la bottiglia del te fresco, si provò a versarmene sul bicchiere di carta, il vento lo impediva, il soccorritore capitò gridando “non così, dovete mettervi schiena al vento e versare il te poggiando il bicchiere sulla pancia!”, poi scuotendo la testa andò a refrigerarsi i metatarsi sul bagnasciuga.
Come si girò verso gli ombrelloni, notò che una popputa signora stava passando tenendo un bambinetto con la destra e con la sinistra una borsa per un solo manico ché l’altro s’era scassato e penzolava sconsolato.
Quasi spaventò la donna capitandole a tergo con un “si fermi un attimo ché gliela sistemo io”, e senza aspettare consenso pigliò il bauletto e volò al chiosco dal retro del quale come per incanto fece emergere uno spago dello stesso colore del manico e in men che non si dica ne fece tutto un groviglio spago e manico, brutto ma efficace.
All’esterrefatta signora non rimase che ringraziarlo: voleva offrirgli una birra ma il bambino che era scappato la costrinse all’inseguimento.
Un altro giorno che un turista per non pagar parcheggio s’era impigliato con la macchina sulla sabbia delle dune e non riusciva a divincolarsene, il corpulento mobilitò mezza spiaggia per risolvere il problema.
Chiamò dal microfono del chiosco tutti i genitori dei bambini che avevano palette di plastica, quelle per costruire castellucci, e li invitò a scavare da sotto la macchina. Quasi nessuno si mosse, dapprima; ma quando il corpulento disse che in auto c’era un lattante, tutti si mossero, e fecero quanto proposto dall’omone.
Che poi selezionò i più robustosi e li diresse a spinger fuori la Renault, che manco si muoveva, pur liberata della sabbia: ché come giravano, le ruote sempre riaffondavano.
Allora ci salì lui, borbottando contro l’incapacità del prossimo, mandò tutti da parte, fece retromarcia, mise i giri al massimo, ingranò la prima, mollò ma… niente da fare.
Allora mobilitò tutti alla ricerca di tutto, e mezz’ora dopo dalle ruote anteriori fino alla strada ti vedevi una lunga fila di giornali piegati, rametti, bottiglie di plastica, ciabatte rotte, buste di nylon, cassette rotte, giocattoli in disarmo, lattine arrugginite, scorze d’anguria e melone, brani di seggiolini da spiaggia, copri ruote in metallo, foderine e tappetini, un mouse, una custodia di cellulare, scarpacce, un calendario, una scopa, tutto cioè il popolo antiecologico della spiaggia: tutto ciò insomma che poteva fare spessore e aderenza per le ruote, che non fosse sabbia insomma.
E su questa particolare stradella, la Renault condotta dal nostro eroe finalmente vinse e trovò la statale d’asfalto.
Ma chi vinse la giornata fu lui, l’anziano corpulento.
Non ci credete? Se voi provate a passare per quel tratto di spiaggia, c’è ancora la stradina fatta di rifiuti: nessuno l’ha rimossa: non si sa mai…
(da biblioteca di Cartigliano)

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