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Il pipistrello non si nutre più di falene
Sento la vita che si accorcia sempre più

di MARTELLETTON

Sara Vettorello

In casa proprio non si respira; il ventilatore fa quello che può ma non è abbastanza. Sono passate le 21 e fuori la temperatura si è un po’abbassata e sembra che ci sia un filo d’aria. Esco, mi siedo sulla panchina di legno per respirare un po’. Tranquilla sto lì e guardo le piante del giardino. La luce del lampione filtra tra i fiori d’ortensia ormai secchi e la loro ombra proietta per terra dei disegni e delle forme inconsuete.

Vedo qualcosa muoversi tra le foglie: sarà un ragno che tesse la sua tela o forse ha imprigionato qualche incauto insetto. Passa qualche auto che rompe il silenzio. La mia mente si abbandona ai più svariati pensieri non appena ritorna il silenzio. Non è proprio silenzio, perché sento il richiamo dei grilli che mi riportano lontano, nella mia infanzia. Mi è sempre piaciuto ascoltare il canto dei grilli. Ogni tanto guardo il cielo: comincio a vedere le prime stelle brillare e controllo la posizione della luna che fra un po’ sparirà dietro alla casa di fronte.

E’ agosto e fra qualche giorno compirò 70 anni. La mia vita è cambiata: non ci sono più i genitori, le sorelle sono lontane, gli amici bambini sono diventati grandi e non li ho più visti ma il ricordo di tutto ciò che ha riempito la mia infanzia c’è ancora. Ricordo i compagni di giochi con i quali, di nascosto, andavo a cogliere i gladioli e le dalie nei giardini dei vicini e, sarà per un senso di colpa che nel mio piccolo giardino, non pianto mai né gladioli né dalie. Ma ho anche rubato l’uva acerba e qualche altro frutto che poi, puntualmente, buttavo via perché aspri e duri. Poi ripenso ai giochi fatti insieme durante le calde giornate piene di sole, giù in strada: lo scalone, il salto con la corda, tirare il “concio” che i bambini di oggi non fanno più. Il tempo delle vacanze estive è sempre stato il periodo più bello dell’anno anche se non andavo al mare o in montagna.

Sempre in estate i miei mi mandavano a casa degli zii, dove rimanevo per qualche settimana: un’esperienza bellissima perché di giorno andavo nei campi a giocare saltando i covoni del grano appena tagliato, poi raccoglievo le more dolcissime dei gelsi, mi mettevo con i piedi nudi nell’acqua fresca dei fossi, masticavo i rametti di dulcamara che mi lasciavano un gusto buonissimo in bocca. Alla sera, praticamente andavo a dormire con le galline. Le lenzuola di canapa che la zia aveva portato in dote erano proprio ruvide ma profumavano di fiori e m’addormentavo subito.

Passa un motorino che lascia una scia odorosa di olio bruciato e rompe il corso dei miei pensieri. Saluto una coppia che fa quattro passi con il cagnolino. Riprendo il filo dei ricordi anche della giornata appena vissuta; l’incontro con l’amica che mi ha detto quanto è bello diventare nonna. Diventerò nonna anch’io per la prima volta: un’emozione grandissima. E m’immagino questo frugoletto, ancora senza nome, che si muove piano nella pancia della sua mamma, mia figlia.

Comincio a sentire le mie gambe un po’ indolenzite, cambio posizione, ma non ho ancora voglia di rientrare. La notte è bella. Il silenzio è bello. La mia vita è bella. Mi sento fortunata perché la mia famiglia mi vuole bene.

Si accende una luce ad una finestra che subito si spegne: sarà qualcuno che va a dormire. Io non ho ancora sonno e penso alla mia amica che mi ha confidato la malattia del marito, penso ad un’amica che mi ha lasciato anni fa e che mi è rimasta nel cuore, penso alla vicina di casa anziana e triste che è spesso sola. Penso alle difficoltà che ogni giorno ci aspettano ma anche alle cose buone che io vivo: le vicine che mi offrono le verdure dell’orto, la signora di fronte casa che si ferma a fare una chiacchierata mettendosi all’ombra del mio melograno, il ragazzino che mi saluta ogni volta che passa. Vivere in pace con le persone mi dà serenità.

Un pipistrello vola intorno al lampione ma con le lampade a led non c’è calore e le farfalle notturne sono rare e il povero pipistrello deve accontentarsi di cibarsi solo di zanzare.

Penso alla mia vita che si accorcia sempre più e mi passa la voglia di fare progetti per il futuro. Ho deciso che mi godrò ogni mia prossima giornata.

Mi sento le palpebre appesantite: è ora di andare a dormire!

(da biblioteca di Dueville )

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