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L’AUTORE. Loredana Scuccato, dalla biblioteca di Bressanvido

Il destino di Murry

di Loredana Scuccato

Loredana Scuccato

Murry non vedeva l’ora al mattino di aprire gli occhi e assaporare il tepore dei primi raggi di sole. Le onde erano ancora lontane dalla riva e ne percepiva appena appena il leggero sciabordare. La sabbia attorno a lei era umida, morbida, profumata. Se guardava verso sud vedeva il suo amico mare; se guardava verso nord vedeva tutte le file di ombrelloni ancora chiusi; verso est il pontile dei casoni dei pescatori e dalla parte opposta la costa infinita che si perdeva all’orizzonte. Ogni mattina, vedendo questo spettacolo, avrebbe voluto fermare il tempo. Lungo la battigia alcuni bagnanti passeggiavano tranquillamente. Qualcuno si fermava a guardare l’alba, altri procedevano assorti nei loro pensieri, altri ancora commentavano le alte temperature del periodo e ringraziavano la vita di poter trascorrere qualche giorno al mare. Murry ascoltava e osservava tutto questo immaginando come fosse la vita di tutte le persone che lei vedeva solo per pochi secondi. Con il passare delle ore la spiaggia si affollava e per Murry diventava un gioco fare il solletico ai piedi delle persone che passeggiando appoggiavano i loro piedi su di lei. Una mattina Murry si accorse di un gruppetto di bambini allegri e vivaci che correvano verso la sua direzione e una manina calda e morbida la raccolse con delicatezza. Murry sapeva bene com’era la pelle dei piedi delle persone e anche riconosceva al tatto la plastica delle suole delle ciabatte, ma… quel calore e quella morbidezza non li aveva mai sentiti in vita sua. “Waw, guarda mamma, sembra un mini cono di gelato” disse una vocina gentile. All’improvviso Murry vide davanti a sé due grandi occhi azzurri come il cielo in primavera, una bocca piccola e sorridente e una cascata di riccioli biondi che incorniciavano un tenero viso di bimbo. Murry avrebbe voluto sorridere. Murry improvvisamente si trovò nella tasca di un marsupio, al buio. Sentiva in lontananza le voci dei bambini e percepiva dal movimento che stavano camminando: le girava la testa. Se questo era il mondo degli umani lei voleva subito ritornare sulla sabbia. Le sembrava quasi che le mancasse l’aria. Non ha idea di quanto tempo passò prima di vedere scorrere la cerniera del marsupio e potere così rivedere la luce ma a lei sembrò un’eternità. Ruzzolò sull’asciugamano steso su un lettino, quei lettini che lei vedeva in lontananza tutte le mattine e subito la manina calda e morbida di Filippo la raccolse. Lei si tranquillizzò. Filippo fece vedere alla nonna che era rimasta sotto l’ombrellone e ai suoi vicini la sua meravigliosa conchiglia a forma di cono di gelato. Tutti ne ammirarono la forma, il colore, la grandezza. La nonna sorrideva e non diceva niente. Murry trascorse la giornata sul tavolino tra i due lettini e nonostante l’ombra dell’ombrellone non aveva mai sentito tanto caldo in vita sua. Inoltre ogni volta che qualcuno passava alzava tanta polvere e a lei bruciava ogni parte del suo corpo. Lei era abituata che nelle ore più caldi le onde del mare avevano raggiunto la spiaggia e spostavano le conchiglie con una leggere ed elegante danza rinfrescandole in continuazione. Verso sera la nonna chiamò vicino a sé Filippo e le chiese se si fosse divertito. Lui rispose di sì con la testa muovendo tutti i suoi riccioli biondi. Allora la nonna gli chiese se gli sarebbe piaciuto vivere per sempre in spiaggia, anche in inverno, senza i suoi amici del paese, senza le lezioni di nuoto, senza le partite di calcio con i suoi amici, senza la sua famiglia. Filippo si fece serio e dopo averci pensato rispose subito di no. “Sai Filippo – disse dolcemente la nonna – questa meravigliosa conchiglia a forma di cono di gelato si chiama Murice e lei, come te, è stata felice di trascorrere una giornata in tua compagnia, ma a lei sono certa che manchino tanto le onde del mare…le voci delle persone che passano accanto a lei… il profumo di salsedine…l’aria della notte…i colori dell’alba… Ognuno di noi ha un posto sulla Terra e se senza un motivo ci cambiano di posto soffriamo e diventiamo tanto tristi. I fiori della montagna… le conchiglie del mare…sono proprio come te: amano stare in compagnia ma desiderano rimanere con la loro famiglia”. Filippo abbracciò la nonna, raccolse delicatamente Murry tra le sue calde e morbide manine e la riportò in riva al mare. Il sole stava tramontando. I bagnini stavano chiudendo gli ultimi ombrelloni. “Sei bellissima” disse Filippo allontanandosi per tornare verso il suo ombrellone. “Anche tu” pensò Murry.

(da biblioteca di Bressanvido)

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