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L’AUTORE. Alice Bon, segnalazione della biblioteca di Brendola

Ho trovato una Perla


Alice Bon


Un buon aroma di limone entrava dalla veranda nel salottino in penombra. Le pianticelle di bergamotto si intravedevano negli angoli e il gatto nero oziava col vento che, impercettibile, increspava il suo pelo. Per Agnese innaffiare tutte le mattine i cedri nell’orto era diventato un grande sforzo. Era al nono mese di gravidanza! La sua pancia era vistosamente aumentata con lo sbocciare delle rose a Maggio e adesso la canicola estiva la sfiancava. Quel mattino, però, decise di raggiungere il mercato del pesce: Sorrento a quell’ora si presentava come una tavolozza dai colori limpidi e vivaci. Fu un attimo: le contrazioni cominciarono mentre lei stava chiedendo al pescivendolo le orate per il pranzo. In poco tempo era seduta a terra e, spingendo e rispingendo, diede alla luce un’enorme perla. La superficie era liscia e brillava al sole accecando chiunque la guardasse. La chiamò Perla e da quel giorno Agnese si prese cura di lei così come dei suoi limoni, che spremeva per farne del limoncello da servire a tutti gli amici che venivano a fare visita alla piccola Perla. Agnese teneva sempre aggiornata sua madre Filomena che a Cagliari, in attesa di andare a trovare la piccola Perla, organizzava pranzi familiari ai quali accorrevano anche i vicini. Quel giorno a pranzo Antonio non si era ancora visto. Nonna Filomena aveva appena distribuito all’intera famiglia i piatti ricolmi di spaghetti. Il panorama oltre a quel terrazzo era mozzafiato: in quello scorcio, Cagliari era immersa nel mare tra tripudi di rosmarini, tamarindi e mirti. La famiglia pranzava chiacchierando allegramente, sotto le pieghe morbide e svolazzanti del grande ombrellone bianco. Bianchi erano anche il vino e il pane, tra i vassoi di mozzarella e di pomodoro. Antonio, il nipote di nonna Filomena, arrivò in ritardo scusandosi. Qualche zia sosteneva che alla veneranda età di trent’anni si vergognasse a presentarsi ai pranzi di famiglia senza una fidanzata. Mangiò anche lui un piatto di spaghetti che profumavano di prezzemolo, vongole, cozze e scampi. Tra le mani gli capitò una bella ostrica gonfia, era grigia coi contorni scuri. La schiuse e, senza guardarci dentro, la succhiò avidamente. Una pallina di consistenza solida gli finì sotto i denti. Morse con forza ma la pallina non si ruppe. Frugò dunque in bocca e la trovò: era una perla di uno splendido colore argentato. Si alzò in piedi improvvisamente: “Ecco cosa mi serviva!”. Si congedò dunque di fretta e corse da Maddalena, la ragazza che aveva rubato il suo cuore. Le consegnò la perla, promettendole che l’avrebbe incastonata in un anello. Maddalena lo strinse forte, lo baciò e assieme tornarono da nonna Filomena, che per l’occasione fece un secondo giro di spaghetti, stavolta con doppia dose di ostriche. Al pranzo si aggiunse anche Roberto, viticoltore veronese che da molti anni aveva comprato casa di fronte a quella di Filomena per trascorrere lì tutte le estati. Mentre beveva il sugo saporito delle ostriche, ripensava alla grande fortuna che gli era capitata l’anno prima e decise di raccontarlo ai suoi amici convitati. A Verona, un anno prima, l’aria profumava di mosto e Agosto giungeva al termine. Roberto raccoglieva l’uva bianca col padre e masticava attentamente quegli acini ancora duri e leggermente acerbi, pensando che fosse un’ottima uva come base per il prossimo spumante. Cominciò così la sua vendemmia paziente e solitaria, disturbato solamente dal frinire delle cicale e dal frusciare delle fronde degli alberi intorno. Improvvisamente, però, le sue forbici scivolarono dal raspo all’uva e rimasero lì impigliate: un acino era molto più duro degli altri. Roberto scostò le foglie e vide qualcosa di straordinario: tra gli acini soffici e bianchi ce n’era uno di perla. Lo staccò e lo girò tra l’indice e il pollice. Da quel giorno Roberto produceva i suoi pregiatissimi spumanti aiutandosi con l’acino di perla: bastava immergerlo nel mosto per pochi minuti e il vino in bottiglia avrebbe presentato uno splendido perlage a catenelle, invidiabile a tutto il mondo. Qualche bottiglia la portò quel giorno al pranzo di Filomena e assieme brindarono alla nascita di Perla e ad Antonio e Maddalena per il loro fidanzamento. Quell’estate fu ricordata come “L’estate delle perle”. Qualcuno divenne ricco partorendole, qualcun altro trovandole nel piatto e qualcun altro tra le vigne. Si racconta anche che qualcuno si vide trasformare in piccole perle le goccioline sulla fronte mentre sudava lavorando sotto il sole.

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