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L’AUTORE. Maria Grazia Missagia, segnalazione della biblioteca di Cassola

Ho perso amica e pagella

Maria Grazia Missagia

 

É arrivato. Il primo giorno di vacanza. L’aspettavo così tanto, perché l’estate è sempre stata la mia stagione preferita: d’altronde sono nata in estate, è come se fosse il mio liquido amniotico, immersa nella luce del sole che adoro e che pare non lasciare mai spazio al buio, alla notte dell’autunno, dell’inverno. Dei lunghi mesi di scuola. Ma che ore sono? Mi preparo in un attimo perché mi aspetta Lucia. Lei ed io. Sempre insieme, inseparabili da quando ci incontrammo in prima media e ci studiammo attentamente, quasi ci fiutammo, come per riconoscere il profumo dell’amicizia che non abbandona, che non tradisce. Per me lei è un raggio di sole: è il mio modello. Come mi piace stare a casa sua e riuscire ad intravedere nello studio di sua mamma il cavalletto e i colori. Cerco di percepire il quadro che prende vita e m’incanto davanti a quelle mani che dipingono ed incidono. Anche quelle della mia, sanno creare magicamente abiti, maglioni, stupendi ricami. Ma la mamma di Lucia è speciale: lei usa i colori e un macchinario che si chiama torchio e che serve per incidere acqueforti, così mi ha spiegato. Si respira tanta serenità in quelle stanze. É tutto così perfetto. Lucia poi. É bellissima con i suoi capelli biondi, lunghi e mossi. Gli occhi color d’oro poco più scuro dei capelli e il naso fine, allungato, ma così delizioso. Che lei detesta e non capisco proprio perché: le sta da dio. Come le stanno da dio i pantaloni così stretti che indossa sempre e che mettono in risalto il suo corpo esile, che non le piace. Chissà perché, dato che secondo me è perfetta. Quando ridiamo insieme, cioè sempre, il suo sorriso bianchissimo e la sua risata cristallina, mi contagiano così tanto che rido ancora di più per far continuare quel piccolo spettacolo. Di solito succede quando ci chiudiamo in camera sua e mettiamo della musica che piace a noi: vecchi pezzi rock dei Deep Purple o di Prince e balliamo come delle pazze scatenate, in quei momenti io mi sento così bene che non vorrei mai tornare a casa mia. Dove tutto è difficile. Dove mi sento sola e cerco sempre di rifugiarmi nei libri che divoro, nella musica che mi porta via e nelle storie che invento e poi disegno. Lo so, dovrei studiare di più. Ma proprio non ci riesco. E questo scatena liti continue con i miei, con mio padre in modo particolare. Ma vai a farglielo capire che io amo studiare, mi piace tutto tranne la matematica che proprio non mi entra; ma è la scuola che non sopporto. È il terrore che mi prende alla gola quando devo essere interrogata, che non riesco a superare. E più mio papà si arrabbia più io mi chiudo e mi blocco. Più mi dice che non valgo niente più mi viene voglia di rifugiarmi nei miei sogni e nei miei amici. Oltre a Lucia ne ho molti, ci frequentiamo di solito dopo le sei di pomeriggio, quando c’è scuola. Ma adesso siamo in vacanza siiiii! Lucia è arrivata e io scendo. Stiamo andando verso il lungofiume e su una panchina scorgiamo appollaiati, quattro ragazzi che conosciamo e in mezzo a loro, uno più grande, che con fare arrogante, ci apostrofa così: “Oh le bambine per bene! Martina ma tu sei stata bocciata!” Buio totale. Mente vuota e gambe molli. Non sento più niente. So che stanno parlando perché vedo le bocche che si muovono. In una luce che mi è esplosa vedo lo sguardo attonito di Lucia su di me. Martina sono io. Come ha saputo quel deficiente che sono stata bocciata, quando ancora io non lo so. Come ha potuto dirmelo così, umiliandomi davanti a tutti, davanti a Lucia. Sprofondo. Voglio sparire qui subito. Non posso tornare a vedere e a sentire. Come faccio. Non so in quale modo mi congedo da quei cretini e mi giustifico con Lucia. Ma non riesco ad affrontare il suo stupore e le sue domande. “No non lo sapevo, i risultati dovevano uscire domani! No non immaginavo, pensavo di avere solo matematica e fisica.. No non volevo fare finta di niente, giuro che non avevo idea”. Come un’estate si può trasformare in un gelido inverno. Come si può perdere in un attimo se stessi, l’amica più cara mai avuta. Come si può ritrovare in un attimo la consolazione di un abbraccio di chi pensavi ti detestasse, il conforto di chi asciuga le tue lacrime e ti dice che sei lo stesso importante. Come si può crescere improvvisamente in un’estate. Lucia non ha più voluto parlarmi da quel giorno ed io non ho insistito. Di sicuro l’ho delusa, ma io comunque mi sono sentita tradita perché mi ha lasciata sola. (da biblioteca di cassola)

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