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L’AUTORE. Amneris Carraro, segnalazione della biblioteca di Anconetta, Vicenza

Fantastica passeggiata
Pur bloccata sulla sdraio

Amneris Carraro


Decido di uscire. E' una così bella giornata di sole ed è anche il più bel momento di essa, metà mattina.
Me lo confermano i rintocchi del vicino campanile e l'intensa luce che già si era annunciata dalle finestre della mia camera. Anche l'umore, così stranamente sereno, mi è amico ed il ritmo si crea spontaneamente, adeguato a questo momento, per quanto sia difficile definire qualcosa di così soggettivo come ciò che sto provando: calma, tranquillità, pace ...E dove andare? Percorrere la stradina asfaltata e poi proseguire verso il paese o infilare il sentiero che porta verso i prati? Decisa a mantenere questo stato d'animo, per me così raro, scelgo la parentesi verde, in tutte quelle tonalità del verde che la luce e l'ombra possono combinare...
E così via, da sola, passo dopo passo; poi arriva compagnia, silenziosa e per questo più gradita: gli steli lunghi dell'erba che dondolano al vento, ciuffi di margherite alte e gialle, qualche uccello curioso che mi supera quasi radente e inaspettato.
Un fruscio mi fa girare più volte su me stessa per individuarne la fonte. Ricomincio a camminare sullo spazio erboso tra le tracce lasciate dai trattori ed arrivo al torrentello. L'acqua, limpida e molto veloce, lascia emergere quei grossi sassi irregolari che permettono a tutti di passare all'altra riva.Un due tre. Un due tre. Un due tre ...e sono già approdata. A passi lunghi mi allontano, ruotando su me stessa come a passo di danza verso l'inizio del nuovo sentiero che separa i campi dai boschi verdi, di un colore da respirare a occhi chiusi. Mi fermo all'improvviso per un fischio acuto, ma l'avrò sentito davvero? E così mi rimetto in movimento, mi sembra di essere da sola in questo piccolo universo, cerco con gli occhi qualcuno con cui parlare e subito dopo sono contenta di non averlo incontrato, perché le parole, tante, tantissime, quelle inutili soprattutto, cadono ad ogni passo, scivolano e scompaiono nella polvere che i miei sandali sollevano. Batto i piedi per far sollevare un piccolo vortice e osservo la polvere dorata ricadere disperdendosi. Uno due tre quattro. Uno due tre quattro.La stradina diventa ancora più stretta in direzione dell'ultima abitazione; prendo tra le dita le alte infiorescenze bianche e le faccio dondolare per regalarmi il loro profumo e, appena più in là, cerco di fare lo stesso con i rami più bassi di un cespuglio. La fragranza sottile di grappoli di fiori mi blocca vicino al tronco di un vecchio albero. Vi appoggio le mani, dapprima con dolcezza, poi busso con maggiore frenesia quasi volessi svegliarlo, poi lo batto quasi fosse un tamburo. Uno due tre quattro. Uno due tre quattro. - Di'- qual-co-sa - sussurro alla corteccia con il mio respiro. Mi par di udire:- Sssss. Silenzio! Sorpresa e anche un po' pentita della mia invadenza, mi avvio lentamente per poi cominciare a correre verso casa, ogni tre passi un giro attorno a me con le braccia alzate, ad afferrare piccole esplosioni di gioia inaspettata e fiocchi di cielo azzurro. Quanto poco basta per tornare bambini!Quanta strada avrò percorso? Nemmeno un centimetro! Stavo solo ascoltando, a occhi chiusi, un brano musicale davvero singolare,Ventolera. La mia fantasia lo ha tradotto in quei movimenti, in quei passi, in quei salti che un dannato piede non mi permette di compiere perché irrigidito da una precisa e bianca bendatura.Sono immobilizzata su di una sdraio nella mia terrazza con vista... sullo spiazzo da cui si diramano i sentieri per le escursioni! Ogni volta che qualcuno parte, chissà perché arriva una fitta alla mia caviglia. Bloccata sì, ma ancora per poco. Ho già cominciato a sbriciolare il gesso.E sto già cercando un brano che sia in sintonia con il sentiero numero cinque. É un percorso dinamico, ad anello, un continuo saliscendi; eh sì, domattina, ci vorrà Gioacchino Rossini.

(da biblioteca Anconetta, Vi)

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