<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
L’AUTORE. Giovanna Tommasetto, segnalazione della biblioteca di Montecchio Maggiore

Arriva el moletaaa...


Giovanna Tommasetto


Eeel mooletaa...l'arrotino...affila coltelli, ripara ombrelli...tutto al minutoo..L'autoparlante declamava da una vettura. La mattinata già calda fin dalle prime ore del mattino, ora volgeva ai tropici. Prima che la canicola
mordesse troppo la signora B. desiderava rientrare in casa. Conclusi i lavori in giardino ora annaffiava i gerani
che languivano disidratati. Temeva l'autista dell'auto gracchiante. Ogni venditore aumbulante al suo uscio,
sortiva come un incantesimo e lei ne rimaneva invischiata. Quella voce vibrante a metà fra il doppiatore di film
e il banditore di fiera, usava un tono perentorio. Come colpita da una paralisi si muoveva lenta, indecisa su cosa fare. L'auto la raggiunse. Arresa, fissò il viso che le si rivolgeva dal finestrino. Non ne uscì il navigato banditore ma un ragazzo alto e sottile come un giunco, dalla pelle ambrata. Gli occhi scintillavano bruni e i capelli corvini parevano dipinti attorno al viso appuntito. Uscì una voce a metà fra l'eunuco e un angelo inciampato fra gli umani.
Alla signora B. le ginocchia si fecero molli sedotta dalla languida delicatezza che emanava il ragazzo. Raccontò che stava raccogliendo l'arte del nonno. Con un gesto repentino alzò il cofano della macchina con le attrezzature adatte allo scopo. La donna si decise per un paio di coltelli e un vecchio ombrello da sistemare. Furtivamente sbirciò dalla finestra. La vecchia madre, issata sul divano, seguiva avida la telenovela. La tivù lanciata a tutto volume. Salutò con un gesto il nipote dei vicini di casa che abbronzato, a dorso nudo faceva lo shampoo alla vettura. Si commosse per quei giovani che si affacciano volenterosi alla vita adulta. Riconobbe di essere buona e generosa e per un pò quel piacevole pensiero di sè le trastullò la mente. Quando ad un tratto le cicale iniziarono il loro concerto metallico e monocorde, una sottile ansia iniziò ad addensarsi nel suo animo. La vegliarda madre poteva uscire...e poi che conto le avrebbe presentato quella specie di maniscalco...Il nipote dei vicini continuava le cure igieniche alla sua auto. Non poteva mostrare un minimo di interesse? Nel frattempo Ali Baba' aveva terminato. La signora B. gli chiese a bruciapelo il conto. Al ragazzo gli occhi si fecero più scuri, li abbassò e sparò una cifra esosa. Lei deglutì a fatica per l'arsura che improvvisamente le seccava la gola. Ora veniva la parte peggiore...patteggiare il prezzo...Tuttavia fissarono in breve la cifra da esborsare. Intanto era uscita la madre. Osservava quella figlia sconsiderata con la tempesta negli occhi. Ma era solo in pausa pubblicità e rientrò malferma sulle gambe. La signora B. sospirò, la gragnuola di invettive era solo rimandata. Intanto il ragazzo con voce flebile si lamentava. Si era ferito il palmo della mano.
Un forellino sparava come una pistola laser e arabescava il muretto di cinta. Presagli la mano compresse il rubinetto di sangue. Il ragazzo sembrava impallidire. Lo sedette sul muretto e gli fraccò il pollice sulla ferita intimandogli di premere forte. Rientrò per cercare bende e garze. Lavò il liquido vischioso che già si seccava sulle dita. Il color rubino e il forte odore le diedero le vertigini. Con uno sforzo tornò fuori e gli confezionò un guantone da pugilato. Lo pagò e gli ordinò di tornarsene a casa a riposare. Il ragazzo si rimise in auto con la sua goffa manona. La salutò con il suo sorriso malinconico. La donna era tesa ed in collera. Le cicale cantavano assordanti, scagliò un sasso contro il tronco rugoso dell'albero su cui stavano appollaiate le cantanti.
Schizzarono via come proiettili in traiettorie impazzite. Lanciò uno sguardo iroso al nepotastro del vicino. Quello stronzo badava ai fatti suoi. Continuava a brandire il lungo tubo dell'aspirapolvere per pulire la sua stupidissima auto. Il viso teso ed ostinato a raccogliere ogni briciolo di sporco come se da questo dipendesse la vita nell'universo. Nel mentre ripartì l'autoparlante del moleta. Che testa dura! eppure fu sollevata, segno che stava bene. Non passarono molti giorni che risentì lungo la via la solita filastrocca. Non ne aveva avuto abbastanza? Quando la raggiunse le regalò un sorriso luminoso. La donna gli prese la mano, sul palmo la stimmate era scomparsa. Chiese il nome a quello strano ragazzo. Si chiamava Angelo. La donna riconobbe una ispirazione. Lo salutò con una carezza sulla guancia dorata. Il veicolo riprese la sua flemmatica andatura. El mooleetaa...dooneee...

Suggerimenti