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L’AUTORE. Giovanna Grazian, dalla biblioteca di Chiuppano

A Fontanafredda

di Giovanna Grazian

Giovanna Grazian

Fontanafredda è un luogo ricco di sorgenti naturali e forse battezzato così da qualcuno che passato da lì, trovò quell'acqua particolarmente fredda. Il luogo si trova a metà collina, a nordest del paese di Chiuppano e In linea d'aria dista poche centinaia di metri dall'ex opificio Cotorossi, storica fabbrica del paese, dove fin dal primo Novecento molte donne si ritenevano fortunate a poter sfruttare l'unica fonte di indipendenza economica in alternativa del servizio come serve presso famiglie abbienti, perlopiù fuori provincia, spesso nelle città di Vicenza, Milano, Torino e anche Roma. D'estate, quando il turno finiva alle due pomeridiane, quelle di Marola nel ritorno sostavano a Fontanafredda per bere a volontà quell'acqua fresca. In quegli anni anche Palma, bambina di 13 anni, si recava un po' più sotto a Fontanafredda a pascolare le sue due mucche e un giorno, nel primissimo pomeriggio la raggiunse il coetaneo Sergio con la sua mucca e a loro si aggregò un giovanotto più grande. Alcuni terreni di proprietà del Comune erano stati dati in affitto ai paesani che ne avevano richiesto l'uso per poter pascolare le proprie bestie. I coetanei Sergio e Palma ricordano ancora quelle uscite, con la mucca tenuta con la 'cavessa' nell'attraversamento della piazza con la vecchia chiesa a lato.

Sergio un po' si vergognava a transitare per la piazza con la Bianca che voleva stare al centro della strada, lui la strattonava in continuazione per riportarla sul ciglio, temendo che potesse lasciare reperti poco graditi... Una volta raggiunti i pascoli nei pressi di Fontanafredda, i ragazzi erano felici per la serenità del luogo, la fontana zampillava e il profumo del pane bianco mandava al cervello piacevoli sensazioni. Sergio al mattino si era recato dapprima al forno dei Casarotto per le rosette di pane e da Mossanega per un etto di mortadella. D'estate andare a prendere il pane con la sporta di paglia era un servizio quotidiano che spettava a lui. L' altro lavoro che gli competeva era "andar fora co' e vache" e come a lui spettava ad altri ragazzi; non era difficile, ma bisognava superare la vergogna di appartenere ad una classe inferiore rispetto a chi viveva del salario sicuro della Lanerossi o del Cotonificio Rossi. In questi giorni di inizio settembre Sergio e Palma ritornano con il pensiero a quei pomeriggi spensierati: il ritorno a scuola era ancora lontano e potevano vivere nella spensieratezza trastullandosi in quella specie di ozio beato e rigenerante; avevano sperimentato la prima breve vacanza della durata di un pomeriggio, che non sarebbe mai stata eguagliata da quelle ricche di comfort svolte in seguito in località di gran richiamo turistico; quel pomeriggio lassù in collina avevano assaporato il sentimento dell'amicizia vera, la libertà assoluta data dalla ricchezza di una natura semplice e generosa. Lo spuntino era stato eccellente; poi le braci e le ceneri ottenute erano servite a cuocere le patate...che non avrebbero avuto eguali per il resto dei giorni a venire; le pere e le mele e qualche 'raiotelo' d'uva raccolti 'spigolando' dal compagno più grande addolcirono il palato. Sergio steso su di un telo si era addormentato; il cielo azzurro cosparso di cirri immacolati l'aveva rilassato. La mucca di Sergio si era allontanata e lui al risveglio insospettito era corso a cercarla; ma la Bianca aveva fatto anch'essa uno spuntino dolcissimo: si era mangiata tutta l'uva di un intero filare, lasciando però, le bucce dell'uva americana tutte sul posto e al ritorno i rimbrotti della mamma furono severi. Il castigo che Sergio dovette pagare fu rompere il salvadanaio e recarsi a casa del proprietario del fondo invaso dalla Bianca e mediare sull' importo del danno arrecato.

Ancora ora racconta: «La cosa mi fece sentire in colpa: è stata una lezione talmente forte che credo mi abbia lasciato il segno, quell'imprudenza mi ha reso prudente per gli anni a venire». Alla fine il contadino si commosse e gli chiese di portargli il latte della mungitura serale alla latteria per una settimana e la cosa finì lì. Ogni anno ad inizio settembre ricompare nella mente quel lontano pomeriggio vacanziero; lassù sulle Bregonze, Sergio aveva vissuto in assoluto la vacanza più breve e più povera ma ricca di sentimenti amichevoli mai più ritrovati.

(dalla biblioteca di Chiuppano)

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