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Nel deserto dei Tartari
c’è anche il nostro futuro

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

TORRI DI QUARTESOLO

Uno dei grandi interrogativi, peraltro mai risolti è questo: quando da un libro viene tratto un film è meglio prima leggere il libro o vedere il film? Credo che la risposta sia semplice: da un gran libro può venir tratto un mediocre film e viceversa. Di questo, ho visto prima il film e poi letto il libro, anche perché intrigato dalla storia. È “Il deserto dei tartari” di Buzzati, il film di V. Zurlini. È un libro di parecchi anni fa, ma che ritengo attualissimo. La trama in estrema sintesi è questa: un giovane sottotenente dell’esercito asburgico viene assegnato a una fortezza, ultimo baluardo dell’impero, a confine con un misterioso e sfuggente regno del Nord. Si dirà, banalissima storia, ma non lo è, anzi. È un libro che gira essenzialmente attorno a un unico punto: l’attesa. Snervante, irrazionale, pare quasi ingiustificata, senza senso. Un’attesa di un attacco che non arriva mai, se non alla fine del libro, ma pare quasi un dettaglio. La fortezza confina col nulla, un deserto piatto che si confonde con l’orizzonte che viene continuamente scrutato. E passano gli anni in attesa di qualcosa che non arriva mai, da un luogo che quasi non esiste. La fortezza piano piano si svuota, rimangono in pochi. I comandanti fanno scelte incomprensibili. Non si vuol vedere il nemico. E’ una scelta, quasi paradossale, di un impero che si sta disintegrando e che presto scomparirà, ma che continua a resistere con i suoi riti, i suoi formalismi fuori del tempo. E non succede niente. Solo qualche fuoco molto lontano, forse un bivacco. Mano a mano che si procede nella lettura questa attesa, questa solitudine, questa sofferenza del protagonista ti contagiano, quasi ti angosciano. Non riesci a smettere di leggere. Ragionandoci adesso si può dare un ulteriore significato a quella attesa. Per me quel deserto-nulla, può rappresentare anche il futuro. Un libro molto attuale che non ha un lieto fine, anche se per molti non è così, e per il protagonista non è l’attesa che è finita, ma la sua vita.

Testo inviato dalla biblioteca di Torri di Quartesolo

Lucio Coltri

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