<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Con Salgari alla
scoperta di
mondi sconosciuti

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

SCHIO

I pericoli delle foreste vergini alias “Gli ultimi filibustieri” di Emilio Salgari nella formazione di ognuno di noi giunge un punto simile a un intricato sentiero nella giungla, dove la penombra improvvisa toglie l’orientamento, ma dal quale bisogna pur emergere. In questa strozzatura vegetale piombiamo tutti, chi prima e chi dopo, e ne usciamo con le ferite e i ricordi più disparati: c’è chi si getta di petto, chi si arma di sciabola, chi resta per anni impigliato tra le liane. Il viandante nella selva rappresenta, naturalmente, il nostro carattere, costretto a definirsi nel confronto e nella scelta. E sciabola validissima in questa lotta potrà essere una vorace lettura, un concentrato di emozioni ed esperienze. Ricordo quasi fosse ieri, per dire, la notte in cui mi arruolai nella filibusta di “Capitan” Salgari. Mentre su Panama si rovesciava un furioso uragano, il taverniere Don Barrejo recuperava la sua ormai inoperosa draghinassa e si univa ai vecchi compagni di avventure per salvare la figlia del Corsaro Rosso dalle mire del malvagio Marchese di Montelimar. Insieme al basco Mendoza, a De Gussac e al bucaniere Buttafuoco, ci lanciammo senza indugio alla ricerca del tesoro del Gran Cacico, attraversando le temibili foreste vergini traboccanti di insidie. Oltre agli inseguitori spagnoli, nemici di indigeni e corsari, dovemmo guardarci da mille pericoli! Pipistrelli vampiri grandi come gatti, migale giganti assetate di sangue, giaguari soffianti, formiche termiti che spolpano i cadaveri. Cavalcammo tori selvatici, planammo appesi ai condor della sierra, vuotammo intere botti di aguardiente e mezcal. Avevo appena imparato a leggere e ovviamente ignoravo che accidenti fosse un mezcal, né tantomeno sapevo perché un antropofago avesse “messo in pentola” Pietro l’Olonese. Scoprivo però per la prima volta continenti sconosciuti, lingue diverse, la grande Storia. Solo vent’anni (e una tesi di laurea su Salgari) dopo, ho capito a chi devo la mia curiosità. Grazie filibustieri, grazie Emilio!

Testo inviato dalla biblioteca di Schio

Giovanni Marchioro

Suggerimenti