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"Parpagnachi", i biscotti nati nel Thienese per poter sfuggire ai dazi fra Italia e Austria

I parpagnacchi sono originari del Thiene, in particolare della zona di Marano Vicentino
I parpagnacchi sono originari del Thiene, in particolare della zona di Marano Vicentino
I parpagnacchi sono originari del Thiene, in particolare della zona di Marano Vicentino
I parpagnacchi sono originari del Thiene, in particolare della zona di Marano Vicentino

Si parte dal nome, "parpagnachi", in italiano parpagnacchi. Termine curioso, che non sembra appartenere alla tradizione veneta; per quanto un Parpagnacco appaia, ad esempio, quale personaggio della "Favola de' tre gobbi" di Carlo Goldoni. Quanto al significato, sono attestati "ceffone", "sberla", ma anche "babbeo". Niente a che vedere con la gastronomia dolciaria, a cui invece appartengono i "parpagnachi", biscotti tipici del Thienese, e in particolare della zona di Marano dove l'usanza di prepararli è gelosamente custodita e tramandata. Secondo un'ipotesi, l'origine ha a che fare con il croato "prapenjak", il nome di un biscotto caratterizzato dalla presenza del miele e del pepe nero. Per quanto il "parpagnaco" vicentino non abbia nessuno dei due ingredienti, almeno nella versione tradizionale, siamo nell'ambito giusto, quello appunto dei biscotti.Si legge nel disciplinare di produzione, approvato nel 2015 dalla giunta comunale di Marano Vicentino che ha riconosciuto ai "parpagnacchi maranesi" la denominazione comunale: «Si narra che nei primi anni del '900, Villa Fioretti rappresentasse un luogo di scambio e commercio, fra gli abitanti di Marano Vicentino e quelli delle zone della Val Posina e della Valle dell'Astico. Per evitare il pagamento dei dazi imposti dalle vicine frontiere, iniziarono a formarsi i primi gruppi di contrabbandieri, che per rifornirsi di materie prime, esercitavano un vero e proprio baratto, con i beni che provenivano da quelle zone, tipo fagioli e patate che scambiavano con uova, latte, farina di mais Marano, burro e prodotti della terra. La nascita dei "parpagnacchi" deriva da una richiesta di carattere "pratico" fatta agli abitanti di Marano Vicentino dai contrabbandieri, che per potersi alimentare durante il viaggio chiesero di preparare un dolce, fatto con latte, farina, burro e uova, un dolce secco che si potesse conservare a lungo e che fosse comodo da trasportare. Le abili mani delle massaie sfornarono dei dolci, fatti a forma di ciambella, usando dei tegami di rame battuto e poi cotti su forno a legna o stufe. Chiamarono questi dolci "parpagnacchi"». Forse per facilitare ulteriormente il trasporto dei biscotti, ne venne ideata la forma a treccia, che è ora caratteristica peculiare del "parpagnacco": se l'impasto non viene intrecciato, prima della cottura, non è il dolce maranese. Come spesso accade, sono sorte nel tempo diverse varianti casalinghe, che comprendono - per dire - l'aggiunta di succo o scorza grattugiata di limone, oppure di grappa o altro liquore. I maranesi ricordano peraltro che un tempo i parpagnacchi erano piuttosto duri, mentre hanno successivamente assunto un carattere di maggiore friabilità, pur rimanendo compatti.

 

INGREDIENTI: 500 g di farina, 2 uova, 150 g di zucchero, 100 g di burro, 50 g di latte, 1 bustina di lievito, 1 limone non trattato, grappa, latte, zucchero in granella, sale.
PREPARAZIONE: Lavorare il burro con la farina e il sale, aggiungere lo zucchero, le uova, un pizzico di sale, il lievito e mezzo bicchierino di grappa. Lavorare fino a ottenere una pasta soda (eventualmente aggiungere il latte), comporre la pasta in rotolini di circa 35 grammi e tirarli lunghi una ventina di centimetri. Piegarli a metà e attorcigliarli in una treccina; spennellarli con l'albume e spolverizzarli con la granella. Cuocere a 180 °C per circa 25 minuti.

Gianmaria Pitton