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"Doggy bag" per il cibo avanzato obbligatoria in Italia? Presentata una legge. Ecco cos'è e a cosa serve

Un contenitore usa e getta per ridurre lo spreco alimentare al ristorante. Un disegno di legge della senatrice vicentina Mara Bizzotto
Un contenitore riempito con gli avanzi del pasto di un cliente, all'interno di un ristorante (Foto Archivio)
Un contenitore riempito con gli avanzi del pasto di un cliente, all'interno di un ristorante (Foto Archivio)
Un contenitore riempito con gli avanzi del pasto di un cliente, all'interno di un ristorante (Foto Archivio)
Un contenitore riempito con gli avanzi del pasto di un cliente, all'interno di un ristorante (Foto Archivio)

Doggy bag obbligatoria o quanto meno caldamente consigliata. E pubblicizzata, magari attraverso adesivi o loghi all'ingresso dei ristoranti. Tutto per favorire il recupero del cibo non consumato e ridurre quindi lo spreco alimentare. Uno sperpero inaccettabile secondo la senatrice leghista Mara Bizzotto che, citando dati Eurostat, parla di 140 chili a testa di prodotti gettati ogni anno in Italia.

Doggy bag è un contenitore "usa e getta" per gli avanzi 

Traducibile con qualche approssimazione come "borsetta per il cane", la doggy bag è un contenitore usa e getta in cui mettere gli avanzi del cibo che non è stato consumato per portarlo a casa. Ed è proprio partendo da questo fiume di mangiare che finisce nella pattumiera che la parlamentare vicentina ha presentato un disegno di legge ad hoc. Assieme all'esponente della Lega si è mossa anche Forza Italia, che porta alla Camera un analogo progetto di legge per rendere addirittura obbligatoria la doggy bag.

La proposta della parlamentare vicentina Bizzotto

La proposta di Bizzotto mira primariamente a sensibilizzare ristoratori e clienti «sul consumo consapevole» spiega la senatrice, prima firmataria del ddl n. 972 depositato lo scorso 19 dicembre. Tra le misure contenute nel testo, c'è, per esempio:

  • un marchietto che indichi che nel locale si promuove e incoraggia il "salvataggio" dei piatti non terminati;
  • introduzione nei menù dell'opzione della mezza porzione:
  • introduzione dei piatti baby destinati ai bambini.

«Oggi la possibilità di portare a casa il cibo non consumato al ristorante rimane una pratica ancora poco esercitata da parte degli italiani che considerano questo comportamento - in realtà molto virtuoso - fonte di imbarazzo», evidenzia ancora Bizzotto.

Il parere della Fipe di Confcommercio Vicenza

Per Gianluca Baratto, presidente dei ristoratori Fipe di Confcommercio Vicenza, le indicazioni che arrivano dalla politica cristallizzano «quello che già facciamo da anni». E cioè «suggerire ai clienti di portare a casa ciò che non hanno mangiato o bevuto, vino compreso, premurandoci di confezionare noi i pacchetti o le borsette e di farle trovare in cassa al momento del conto».

Baratto ricorda che proprio Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) nel 2019 lanciò "Rimpiattino", il progetto nazionale per sostenere la raccolta degli avanzi mediante contenitori appositi e ben riconoscibili. Un'iniziativa che venne accolta anche nel Vicentino e che, una volta concluso l'esperimento, è rimasta come modello per tante attività ristorative, anche senza l'utilizzo delle scatole griffate. Format simili, nel tempo, sono stati adottati in diversi territori dell'area berica. «In genere fa parte della filosofia dei ristoratori far portare via al commensale ciò che non ha consumato - sottolinea Baratto - del resto ha pagato, ne ha diritto».

Per il presidente ristoratori Baratto: «Difficile gestire le mezze porzioni»

Diverso invece il discorso "mezze porzioni", verso cui il presidente Fipe mostra scetticismo. «Per la cucina diventa difficile gestire i mezzi piatti anche perché non si può applicare la metà esatta del prezzo a fronte della preparazione, ma è difficile farlo capire alle persone». Secondo Baratto però, l'attenzione agli sprechi è già alta: «Rispetto a una volta si consumano meno portate e i clienti non ordinano tutto assieme, ma un po' alla volta».

Giulia Armeni