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IL MANDORLATO

La mandola brustolà
alla base del dolce
conteso tra due paesi

Sul piatto delle ancelle ci sarebbero pezzetti di mandorlato
Sul piatto delle ancelle ci sarebbero pezzetti di mandorlato
Sul piatto delle ancelle ci sarebbero pezzetti di mandorlato
Sul piatto delle ancelle ci sarebbero pezzetti di mandorlato

In attesa che l’Epifania, com’è noto, tutte le feste si porti via, qualche parola conviene dedicarla a uno dei dolci natalizi per eccellenza, il torrone, o meglio alla sua declinazione veneta, il mandorlato. Partiamo dal torrone per sciogliere la curiosità legata al nome, che avrebbe a che fare con il latino torrere, cioè abbrustolire. Il torrone è infatti caratterizzato dalla presenza di frutta secca tostata, che siano noci, nocciole, arachidi, o mandorle, a farcire l’impasto formato da miele, zucchero e albume. Di origine molto antica, è diffusissimo in Italia, nelle versioni duro e morbido, e nelle tantissime varianti regionali. Il mandorlato, com’è facile intuire, ha solo mandorle. Anzi, la mandola brustolà, come recita la celebre canzone dell’Anonima Magnagati. Non è l’unica differenza rispetto al torrone, ci sono anche le dosi e la lavorazione. Anche il mandolato è di origine antica, almeno quattrocentesca visto che è attestato che fosse conosciuto e apprezzato durante la Serenissima Repubblica. Un documento curioso è rappresentato dai zornali di Fabio Monza, cioè i memoriali che questo nobile vicentino compilò riportando con estrema precisione le spese sostenute per la famiglia. Le prime annate dei zornali custoditi nell’archivio Savardo, dal 1564 al 1566 e poi il 1571, sono state pubblicate nel volume “I «zornali» di Fabio Monza. Nella Vicenza di Palladio”, edito nel 2009 da Viella per l’Istituto di storia di Vicenza, a cura di Francesca Lomastro. In data 21 dicembre 1564 Fabio Monza informa di aver speso 4 lire e 16 soldi “In quatro scatole de mandolato et citornato, ho manda’ a casa per le monege et per casa”. Confermando la specificità natalizia del mandorlato, visto il periodo dell’acquisto. Non solo. Secondo Leone Simonato, autore di “Il mandorlato di Cologna Veneta” (Bottega d’Arte, 2014), una tavoletta in legno del 1489, dipinta da Liberale da Verona e conservata a Venezia, raffigurerebbe delle ancelle mentre offrono a Elisabetta, cugina di Maria, un piatto con pezzetti di mandolato. La conclusione di Simonato è che il dolce è di origine veneziana: tesi accolta con molti dubbi, se non aperte critiche, dai produttori del mandorlato di Cologna, che sostengono la propria paternità del mandorlato, difesa anche dalle identiche rivendicazioni di Lonigo. Il Comune leoniceno, peraltro, si è dotato della De.co., uno dei vari atti della disputa che è finita anche nelle aule giudiziarie. Una “guerra” sentita al punto che le sfide calcistiche tra Lonigo e Cologna vengono definite, invariabilmente, come il “derby del mandorlato”. • © RIPRODUZIONE RISERVATA