Lo chiamano comfort food, è il cibo che coccola, che trasmette sensazioni piacevoli, che riporta alla memoria emozioni antiche. Che mette di buonumore e fa dimenticare, per un po', gli affanni della vita. Un esempio, per capire il genere, è la ratatouille che nel film omonimo ammansisce l'arcigno critico gastronomico, perché gli ricorda quella che gli preparava la mamma.Ciascuno naturalmente ha il proprio comfort food, o forse più d'uno. Se però si accentua l'aspetto della memoria, forse un comfort food capace di mettere d'accordo più persone è rappresentato dai risi e late. Sì, quel piatto che da chissà quanto non assaggiamo, e che basta solo nominare per riportarci indietro, all'infanzia, quando la mamma o la nonna lo preparava, vuoi nella versione "minestra" (variante dei risi e bisi o dei risi e suca), vuoi nella versione dolce, aggiungendo zucchero e - per i più raffinati - cannella. In realtà, spesso non sappiamo dire se all'epoca ci piacesse poi così tanto, però fa indubbiamente parte di quel patrimonio di memorie positive che custodiamo e che ci fanno stare bene.Il potere "comfort" dei risi e late risiede in buona parte nel fatto che i due alimenti sono tra i più antichi e diffusi dell'umanità, il latte è il primo nutrimento, il riso ha sfamato e sfama intere popolazioni. Chissà a chi, e quando, venne in mente si unirli, cuocendoli insieme. Si parla di epoca medievale, ma l'origine è molto più antica. Pare che un piatto di riso, latte e spezie, preparato in Cina cinquemila anni fa, sia l'antenato del gelato. Tornando ai risi e late, in alcune parti del Vicentino si mettono in correlazione con il detto Sant'Antonio Abate, tuti va par late: il 17 gennaio, ricorrenza del santo, i contadini davano il latte ai ragazzi del paese che si presentavano alla porta, in ricordo di un antico voto fatto a Sant'Antonio durante una pestilenza.La ricetta (per 4 persone) è quanto mai semplice: si mette sul fuoco mezzo litro di latte salato, quando sta per bollire si uniscono 300 grammi di riso, si fa cuocere mescolando continuamente e aggiungendo altro latte caldo (un litro) fino a fine cottura. Il latte può essere allungato con acqua; nell'Alto Vicentino si aggiunge anche burro, per rendere il piatto più energetico. Come si accennava prima, lo zucchero è il protagonista della versione dolce, dalle infinite declinazioni. Accenniamo infine, ma sottovoce, a un'altra variante, quella che ai risi e latte unisce una riduzione di clinto. Sì, il vino. Solo per adulti, ovviamente. © RIPRODUZIONE RISERVATA