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Dal Veneto alla
Calabria un patto
a sei per il Rosé

Una serie di calici di vini rosè
Una serie di calici di vini rosè
Una serie di calici di vini rosè
Una serie di calici di vini rosè

Un vino rosato prodotto in una zona DOC, a Denominazione di origine controllata, che si trova nei comuni di Cirò e Cirò Marina e, in parte, in quelli di Crucoli e Melissa tutti in provincia di Crotone. Le sue origini risalgono alla Grecia antica e quello di oggi è un discendente diretto del Krimisa (nettare che veniva offerto ai vincitori dei giochi olimpici) e viene realizzato in una terra in cui si ergeva un importante tempio greco “intitolato” a Bacco, divinità del vino. Dedico al Cirò rosato, uno tra i principali prodotti enologici che identificano la Calabria, la puntata di questa settimana dell’Angolo del Sommelier. L’uva con cui viene realizzato questo rosato è la stessa del Cirò rosso ovvero il vitigno Gaglioppo per un minimo dell’80 per cento (sono ammesse altre uve per un massimo del 20 per cento e tra queste barbera, cabernet franc, cabernet sauvignon, sangiovese e merlot). Per questo vino c’è stata l’ufficializzazione dell’accordo per l’ingresso nel Patto del Rosè, con cerimonia in occasione del recente “Merano wine festival”. Il Consorzio calabro è entrato a far parte, dunque, del Patto d’intenti per la tutela e la promozione unitaria dei vini rosa italiani assieme ai “cugini” Chiaretto di Bardolino, Valtènesi, Cerasuolo d'Abruzzo, Castel del Monte e Salice Salentino. A firmare l’intesa è stato il presidente del Consorzio Raffaele Librandi e ora i sei Consorzi di tutela puntano a perseguire congiuntamente l’obiettivo di valorizzare il vino rosato autoctono con l’obiettivo ulteriore di portare nel mondo lo stile italiano del rosé. «Siamo felici che anche il Consorzio vini Cirò e Melissa sia entrato a far parte del Patto del Rosé - spiega Franco Cristoforetti, presidente del Consorzio del Chiaretto di Bardolino e capofila del progetto - a conferma del fatto che la strada che stiamo percorrendo è quella giusta». Cristoforetti conferma che il territorio della DOC calabra «ha molto in comune con quello delle altre cinque realtà che hanno aderito all'accordo, un territorio ricco di storia e di tradizione, produttore di uno dei vini rosati più antichi e apprezzati», non solo in ambito nazionale, ma anche fuori dai confini italiani. «Entrare nel Patto del Rosé con gli altri cinque Consorzi - spiega Librandi - significa valorizzare ulteriormente il Cirò e il suo patrimonio storico-culturale di grande importanza. Basti pensare che viene considerato uno dei più antichi vini al mondo. Era già prodotto quando Cirò era una colonia greca conosciuta come Cremissa». Così come confermato nel corso del “Merano wine festival”, l’auspicio dei sei Consorzi di tutela è quello di giungere presto alla «costituzione di un Centro del vino rosa autoctono italiano che possa essere sede di confronto, promozione e ricerca». • © RIPRODUZIONE RISERVATA