Il Rocco Rosso inebria mongolfiera gustativa nata sui Colli Berici

“Mi piace il vento perché non si può comperare”. La frase è dell’Avvocato, di Gianni Agnelli, che a Brendola non ha mai soggiornato, ma che rappresenta al meglio l’unicità di un microclima dal valore inestimabile e che da vita a vini unici, di tempera e carattere, proprio come il fondatore della Fiat. Come è Tenuta Maraveja, di Gildo Gennari, azienda agricola e ospitalità a una manciata di chilometri dal centro di Vicenza, collocata nello scenario paesaggistico di Brendola, figlio di un’entità sovrannaturale nel quale poter sviluppare un pensiero laterale di bellezza e sostenibilità.
Il vento dell’unicità sferza su sei ettari di geometrie collinari di cui quattro coltivate a vigneto, legge la reale espressione del luogo, l’elevata densità di uve per ettaro, l’inerbimento che segue la naturale morfologia del terreno, la potatura e la vendemmia manuale, i pali di sostegno in castagno a sorreggere la vite, lianosa, rampicante.
Rocco Rosso, vino umanistico di acqua, aria, terra e fuoco, nasce in questo contesto.
Qui le forze della natura hanno scelto la loro dimora, in un’ambientazione chiamata riserva naturale che diviene il “genius loci” di un interessante istantanea sui vitigni alloctoni come Merlot e Cabernet Sauvignon, capaci di indagare i rapporti tra la terra vicentina dei Colli Berici e le uve internazionali. Rocco Rosso di Maraveja consente di viaggiare, esprimendo nel bicchiere una storia intima che arriva direttamente al palato, una vendemmia tardiva mongolfiera degustativa di profumi intensi - more di bosco, composta di mirtillo, rosa appassita, pepe rosa - a coglierne la parte più profonda del suo essere, l’impenetrabilità del suo colore, l’intreccio di sale e dolcezza di uve stramature, la seta del tannino levigato che scivola verso una persistente armonia retrolfattiva.
Costo in enoteca 25/30 euro.