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Il virus

Influenza aviaria, focolaio a Vigasio: 916mila galline da abbattere

È il terzo in un mese in provincia di Verona
Un allevamento di galline
Un allevamento di galline
Un allevamento di galline
Un allevamento di galline

L’influenza aviaria torna a colpire gli allevamenti nel Veronese, e lo ha fatto nel modo peggiore. Domenica il Centro di referenza nazionale ed europeo per la malattia, che ha sede all’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, a Legnaro (Padova) - ha comunicato che è stato scoperto a Vigasio un focolaio di contagio nel Veronese il terzo in meno di un mese.

Questa volta l’aviaria si è manifestata in una struttura dai numeri rilevanti. A causa della conferma della presenza della malattia, infatti, dovranno essere uccise 916mila galline ovaiole. Le operazioni di abbattimento saranno complesse, visto il numero dei pennuti. Il loro avvio era previsto già per oggi.

L’eliminazione degli animali nelle strutture in si infiltra il virus è uno dei mezzi con i quali si cerca di evitare che esso poi finisca per diffondersi sul territorio. Gli altri si basano sull’adozione di misure speciali volte al contenimento dei rischi di ulteriori contagi, che si basano principalmente su divieti di movimentazione degli animali, sulla sospensione di manifestazioni fieristiche in cui possono essere presenti uccelli e sull’adozione di iniziative per evitare il contatto fra animali di allevamento e selvatici.

L’influenza aviaria, di cui in Italia non si hanno evidenze di trasferimento agli esseri umani e che gli uomini non possono contrarre mangiando uova o carni di origine avicola, è, per il Veronese, un problema di natura principalmente economica. Nell’area pianeggiante a Sud dell’autostrada Milano-Venezia ed ad Est della Brennero del Veronese si concentra il 50% avicoltura veneta, che vale un terzo di quella nazionale. Secondo i dati dello Zooprofilattico e le notizie che fornisce il sindacato dei veterinari di medicina pubblica Sivemp, quello attestato a Vigasio è il quarto focolaio di influenza aviaria del tipo H5N1 di cui è stata verificata la presenza nel Nord Italia in meno di un mese. Il 7 marzo il virus era stato scoperto in un allevamento di tacchini da carne a Sorgà, nell’ambito degli usuali controlli effettuati prima dell’invio degli animali al macello. Al momento della conferma erano presenti in allevamento circa 10.200 tacchini da carne maschi. Il 16 marzo è emersa un’altra positività in una struttura per tacchini da carne nella provincia di Forlì-Cesena, mentre il 29 marzo c’è stata nuova conferma in un allevamento di galline ovaiole in voliera a Nogarole Rocca in cui erano presenti circa 85mila capi, tra galline e pollastre. Va ricordato, infine, che il virus H5N1 è lo stesso che nelle scorse settimane ha fatto strage di gabbiani, anche sul Lago di Garda e nei territori lungo l’asta dell’Adige, Verona compresa, e che continua a manifestarsi da poco più di sei mesi in allevamenti del Nord-Italia.

Luca Fiorin

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