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INCONTRO ZAIA-GELMINI

L’autonomia è in Finanziaria «Torniamo a Roma a trattare»

Governatore Luca Zaia e ministro Mariastella Gelmini si sono incontrati a Roma a fine luglio
Governatore Luca Zaia e ministro Mariastella Gelmini si sono incontrati a Roma a fine luglio
Governatore Luca Zaia e ministro Mariastella Gelmini si sono incontrati a Roma a fine luglio
Governatore Luca Zaia e ministro Mariastella Gelmini si sono incontrati a Roma a fine luglio

«Magari poi litigheremo alla fine, ma stiamo lavorando in maniera proficua. La prossima settimana ci sarà da discutere». Il governatore Luca Zaia l’ha ribadito dall’Assemblea di Confindustria Vicenza e da Marghera: la trattativa per l’autonomia del Veneto riparte. E curiosamente potrebbe accadere mercoledì 6, la vigilia dell’anniversario di quel 7 ottobre che 20 anni fa vide confermata da un referendum la modifica della Costituzione in senso federalista voluta dal centrosinistra (per arginare i consensi crescenti a Nord per la Lega). È dal 2001 che la Costituzione prevede che lo Stato possa firmare un’intesa con una Regione a statuto ordinario per assegnarle, se richiesti, più poteri. Ma non è mai accaduto. Il Veneto ci prova. E la sua forza storica - anche questo Zaia l’ha ricordato al pubblico degli imprenditori vicentini - è che da 4 anni ci sono i risultati di un referendum autorizzato nientemeno che dalla Corte costituzionale (il giudice che scrisse il “via libera” era Marta Cartabia, l’attuale ministro della Giustizia): la maggioranza assoluta dell’intero corpo elettorale veneto ha detto sì alla richiesta di una maggiore autonomia per la Regione. «La possibilità di chiedere 23 materie è scritta in Costituzione: non abbiamo mai mollato la presa, anche se a Roma non fanno i salti di gioia, che sia il governo Draghi o altri». La Finanziaria del governo Draghi E che si ricominci a fare sul serio lo dimostrano le reazioni forti suscitate dal fatto che all’ultimo momento nella Nadef, la Nota al Documento di economia e finanza 2021, è stata inserita la decisione del Governo di affiancare alla Finanziaria 2022 anche un disegno di legge collegato “Ddl Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata di cui all’articolo 116 della Costituzione”. Quello appunto varato 20 anni fa. Sulla stampa nazionale e sul web c’è chi ha parlato di una “manina” che di notte ha inserito quel ddl. La realtà, però, è ben diversa. Infatti già nel 2018 (governo Conte 1, Lega-M5s) il Governo inserì nella Finanziaria che «una priorità è costituita dall’attuazione dell’articolo 116 della Costituzione concernente l’attribuzione di forme e condizioni particolari di autonomia alle Regioni a statuto ordinario. Sulla questione è già stato avviato un percorso con tre Regioni (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna)». E la Nadef del 2019 (governo Conte2, Pd-M5s) annunciava un «Ddl recante interventi per favorire l’autonomia differenziata». E la Nadef 2020 preannunciava un «Ddl Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata» mentre l’allora ministro Francesco Boccia assicurava di aver pronta una legge-quadro che indicasse i binari in cui lavorare alle intese con singole Regioni. Insomma, siamo al 4° annuncio: “legge in arrivo”. Ma senza alcun risultato, per ora. «L’autonomia differenziata non è mai stata una priorità di nessun governo - è sbottato Zaia nei giorni scorsi - se no l’avremmo già portata a casa». Trattativa La ministra agli Affari regionali e alle autonomie Mariastella Gelmini (Forza Italia), però, non è rimasta ferma. Nominata a gennaio col governo Draghi, ha insediato una commissione di studio, guidata dal prof. Beniamino Caravita di Toritto per «riproporre, con alcune rivisitazioni e con alcune modifiche volte ad accelerarne i passaggi, il disegno di legge quadro sull’autonomia regionale», ha spiegato a luglio alla commissione bicamerale per gli Affari regionali. E ha annunciato che per fine settembre sarebbe arrivata a proporre un testo di questa nuova “legge quadro”. A fine luglio ha anche incontrato a Roma il governatore Luca Zaia. Che le cose non siano comunque facili lo dimostra, oltre alle parole ribadite da Zaia anche in questi ultimi giorni e la reazione partita all’annuncio del Ddl sull’autonomia, un altro fatto: meno di un mese fa, a inizio settembre, Zaia si è incontrato con il governatore lombardo Attilio Fontana per «avviare immediatamente il confronto tecnico fra le delegazioni trattanti delle 2 Regioni al fine di predisporre un documento comune con cui andare al prossimo confronto col Governo». Ma mentre lo stesso Zaia ha divulgato da parte sua la notizia con poche righe, Fontana l’ha diffusa da Milano rilanciando una lunga lettera che lui stesso e Zaia avevano inviato al governo Conte1 nel 2019. Scrivevano che «nessuno vuole aggredire l’unità nazionale», ma chiedevano «una bozza di intesa seria» perché «non firmeremo un accordo senza qualità come quello che per ora si sta profilando». Messaggio chiaro. Perché ad esempio la ministra Gelmini ha già detto che i suoi consulenti non ritengono sia concedibile autonomia su almeno tre delle 23 materie scritte in Costituzione: istruzione, coordinamento della finanza pubblica, reti dell’energia. E non è certo una questione di poco conto. Contano i testi «Sarò a Roma la settimana prossima per portare avanti una bozza di legge quadro da varare entro fine anno», ha detto Zaia, precisando che l’asse con la Lombardia è pronta ad riallargarsi anche all’Emilia Romagna. E il prof. Andrea Giovanardi, storico componente della Delegazione trattante del Veneto: «È verissimo che le trattative sono ripartite e che l’intenzione dichiarata dal Governo è quella di inserire la legge-quadro sull’autonomia differenziata come ddl collegato alla legge di bilancio dello Stato. E la settimana prossima a Roma è previsto un incontro con il ministro Gelmini perché il Governo vuole una condivisione del testo con le Regioni, cosa che giuridicamente non è imposta dalle norme (il Governo potrebbe proporla direttamente al Parlamento, che è sovrano) ma è di sicuro di buon senso. Perché bisogna capire quali sono i contenuti di questo testo».•.

Piero Erle

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