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Veneto

Zaia: «Medici negativi
lavorino in corsia»
La Cgil: «Una follia»

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Coronavirus, il punto di Zaia 6 marzo

«Confortato dal parere di eminenti medici e scienziati, ripetutamente e pubblicamente espresso, da giorni faccio riferimento alla necessità che si arrivi a concordare sulla necessità di una modifica alla norma nazionale che impone la quarantena agli operatori sanitari in perfetta salute, che sono venuti in qualche modo a contatto con malati positivi al coronavirus. Solo in Veneto abbiamo già 450 tra medici, infermieri e operatori sanitari che si trovano in questa condizione». Lo dichiara il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, rilanciando le preoccupazioni per la carenza di personale sanitario che si sta palesando negli ospedali italiani e veneti più coinvolti nel ricovero e nella cura dei malati di Covid-19. 

 

«Proprio ieri - sottolinea il Governatore - ho scritto al Ministro Speranza un documento contenente le nostre proposte di modifica alla regolamentazione vigente introdotta di recente. Auspico che il Ministro, con il quale ho un rapporto di leale collaborazione, possa intervenire perché gli organici dei medici e di tutti gli altri operatori sanitari non vengano depauperati, pur se nel doveroso rispetto delle linee di prudenza dettate dalla scienza». Alla missiva di richiesta di revisione della norma, il Presidente del Veneto allega un modello di sorveglianza, del quale si chiede la validazione, che garantisca da un lato il massimo della sicurezza per gli operatori sanitari e dall’altro consenta la sostenibilità delle attività sanitarie. 

 

LA CGIL: «UNA FOLLIA»

«Giochiamo a capirci: o qui si rema insieme per affrontare l’emergenza con senso di responsabilità e sobrietà anche rispetto alla comunicazione e alle procedure, o, diversamente, qui salta tutto»: lo dice Ivan Bernini, referente funzione pubblica per la Cgil del Veneto, dopo la richiesta del governatore Luca Zaia di cambiare la norma per consentire a chi è asintomatico di poter tornare al lavoro negli ospedali su base volontaria. «Siamo i primi ad essere preoccupati sui riflessi che la diffusione del virus sta avendo nelle strutture socio-sanitarie della nostra regione - aggiunge - sia per le ricadute che possono esserci sulla capacità di tenuta del sistema sia per la salute dei lavoratori di queste strutture». Bernini continua: «non abbiamo bisogno né di "prime donne" che ogni giorno lanciano messaggi contraddittori né di coloro che usano l’emergenza per specularci qualcosa. Abbiamo detto fin dal principio azioni univoche, chiare, no a isterismi e improvvisazioni». Le aperture venete al ritorno in corsia degli asintomatici vengono giudicate dal rappresentante della Cgil «dichiarazioni inaccettabili e fuori luogo». Per Bernini «la follia non è lasciare a casa i lavoratori ai quali è stato fatto il tampone per l’esposizione diretta a pazienti portatori di virus perché così c’è il rischio di chiudere i reparti. La follia sta nel chiedere ai lavoratori in quarantena di mettersi a disposizione volontariamente per rientrare al lavoro in assenza di sintomi. Tanto più folle in un quadro di incertezza rispetto alla stessa conoscenza del virus ed alla sua alta capacità di trasmissione». 

 

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