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Veneto

Raid a casa del "pirata" che ha travolto e ucciso Chris. Il video della spedizione punitiva

È successo nel tardo pomeriggio di ieri. Calci e sassi contro la porta e minacce di morte. Sono intervenuti polizia locale e carabinieri
Spedizione punitiva a casa dell'investitore di Chris Obeng

Aggiornamento 10 agosto

Spunta il video della spedizione punitiva che un gruppo di persone ha intrapreso martedì pomeriggio nella casa di Davide Begalli, il 39enne accusato di aver investito e ucciso Chris Obeng senza poi prestargli soccorso.

Nel video tre persone prendono violentemente a calci la porta d'ingresso e, in un secondo spezzone di filmato, insultano lui e la compagna (con termini che nel video abbiamo censurato).

Sono in corso le indagini sull'episodio.

 

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9 agosto

(di Manuela Trevisani)

Spedizione «punitiva», ieri (mercoledì 8 agosto) nel tardo pomeriggio, davanti alla casa dove sta scontando gli arresti domiciliari Davide Begalli, il trentanovenne di Negrar accusato di aver travolto e ucciso Chris Obeng, promessa del calcio di 13 anni, andandosene senza chiamare i soccorsi.

Erano da poco passate le 18, quando un folto gruppo di persone, probabilmente di origine africana, si è presentato sotto l’abitazione di Begalli, a Negrar.

Il racconto

A raccontarlo è un giovane familiare del trentanovenne, che si trovava con lui al momento dei fatti. «Eravamo in casa tranquilli, quando a un certo punto abbiamo sentito delle persone gridare in strada», racconta. «All’inizio urlavano e basta, poi sono entrati nel portoncino d’ingresso al piano terra». La situazione ha iniziato a essere sempre più tesa. «Non so in quanti erano di preciso, ma tanti. Secondo me, almeno una trentina», spiega il giovane. «A quel punto hanno salito due rampe di scale e sono arrivati fino al nostro piano: giunti davanti alla porta, hanno cominciato a tirare calci, sassi e pugni per provare a sfondarla». Begalli e il ragazzo, impauriti, si sono messi davanti alla porta di casa per cercare di non farli entrare. «Vista la situazione, abbiamo chiamato i carabinieri e, quando loro hanno capito, sono ridiscesi giù in strada. Lì sotto hanno minacciato di morte Davide. “Ti ammazziamo”, dicevano. “Ti veniamo a prendere”. Hanno insultato anche me e hanno fatto diversi video con i telefonini, che ora - immagino - inizieranno a circolare sui social. Poi sono scappati via».

Pochi minuti dopo è arrivata un’auto della polizia locale e poi anche una pattuglia dei carabinieri. «Si trattava di persone adulte, non erano ragazzini», prosegue il giovane. «Anche i vicini hanno sentito. Erano tutti in casa e sono anche usciti per cercare di capire cosa stava accadendo».

Davide Begalli esce dal tribunale
Davide Begalli esce dal tribunale

L’interrogatorio

Il fatto è avvenuto all’indomani dell’interrogatorio di garanzia di Begalli. Il trentanovenne, infatti, era comparso lunedì davanti al giudice Carola Musio e aveva rilasciato spontanee dichiarazioni. «Ho abbassato lo sguardo un secondo per cambiare stazione alla radio e ho sentito questo colpo», ha spiegato l’artigiano di Negrar (difeso dall’avvocato Massimo Dal Ben) al giudice. «Mi sono fermato, sono sceso dall'auto, ma essendo la strada molto buia, non ho visto nulla. Pensavo di aver preso un cartello stradale».

Accertamenti

Di più. «Dagli accertamenti è emerso che il ragazzo era vestito di nero, anche con le scarpe nere», ha detto, cercando di giustificarsi. «Ma non è vero che sono scappato a tutta velocità. Io guido sempre piano. In vent'anni di patente non ho mai preso una multa per eccesso di velocità». Begalli, visibilmente provato per quanto accaduto, ha detto anche di essersi fermato una seconda volta, mentre tornava indietro per andare a casa. «Non si vedeva nulla», ha concluso. «Non so come sia potuto accadere. Sono distrutto». Nei giorni scorsi, subito dopo l’incidente avvenuto lunedì 31 luglio, il trentanovenne aveva scritto una lettera ai familiari del ragazzo, in cui si diceva affranto per quanto accaduto.

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