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Veneto

«Rovereto nuovo polo centrale e taglio ai flussi in Valsugana»

Il provvedimento che apre la strada alla A31 ha due perché: un'alternativa a Trento e protegge i laghi di Levico e Caldonazzo

Da una parte, scrive Trento nella variante al suo Piano urbanistico provinciale che vale anche come valutazione ambientale Vas, c'è un fatto chiaro: «La fascia pedemontana veneta e il Trentino non possiedono collegamenti funzionali in grado di assicurare adeguati standard di connettività per la mobilità e i flussi di scambio sia di passeggeri che di merci». Dall'altra, riporta ancora nero su bianco la delibera della vecchia giunta Fugatti al suo ultimo giorno di vita prima della rielezione del presidente dello scorso ottobre, c'è una nuova strategia: «Occorre prendere atto della "bipolarità potenziale delle interconnessioni" sia in territorio Trentino che in Veneto».

Trento non è più l'unico polo di interconnessione

Da una parte ci sono Trento e Rovereto, dall'altra ci sono Vicenza e Bassano. E l'interesse chiaro di Fugatti è di portare Bassano e Rovereto al ruolo di "polo strategici", in aggiunta alle due città capoluogo. Per la parte sua, quella Trentina, significa che Trento non è più l'unico "polo" di interconnessione. Bisogna «rafforzare il ruolo e la caratura di Rovereto come polo di commutazione dei flussi di mobilità tra la rete Euro-nazionale e quella territoriale, tenuto conto della contiguità rispetto al comprensorio turistico dell'Alto Garda (da Rovereto sud si stacca la strada che va verso Mori e il Garda)» ma anche delle criticità economico-sociali che emergono sia in Vallagarina sia nell'area di Folgaria-Lavarone.

La A31 nord nuovo asse tra Trentino e Veneto

E questa scelta di puntare sull'A31 come asse nuovo tra Trentino e Veneto dovrebbe rinforzare sì il polo di Rovereto e l'area pedemontana vicentina ma garantisce comunque, è il pensiero di Fugatti, l'altro problema evidente: la Valsugana intasata. Sulla A4 Verona-Venezia viaggiano 80 mila veicoli al giorno, e sono 40 mila quelli sull'A22 Verona-Brennero (che ha una corsia in meno). E quindi lo sfogo della statale Valsugana viene scelto in massa da chi si muove tra Trentino e pedemontana vicentina: tra Pergine e Levico Terme si viaggia sui 23 mila veicoli al giorno ma tra Trento e Pergine si sale a 45 mila, con punte di 55 mila, con una grossa fetta di camion e frequenti situazioni «di congestione veicolare e incidentalità con forti impatti sulla collettività».

Le problematiche eccessive della Valsugana

Sia chiaro: nella strategia trentina c'è un occhio di riguardo alla ferrovia Trento-Bassano lungo la Valsugana. Ma perché non puntare sulla valle del Brenta anche per auto e camion? Anche qui la risposta è chiara: la giunta Fugatti evidenzia che la Valsugana evidenzia le problematiche: i forti volumi di traffico, ma anche «le sue caratteristiche geometrico-strutturali (segnate da riduzioni di sezione, con presenza di intersezioni a raso e con curvature e distanze che riducono la visibilità degli utenti), e la presenza di numerosi insediamenti abitati direttamente attraversati dal tracciato». E soprattutto colpisce che il Trentino indica un'altra sua priorità territoriale e turistica: «La delicatezza ambientale della zona dei laghi di Levico e di Caldonazzo, che richiedono la sostanziale risoluzione in termini di riduzione dei flussi».

I flussi della Valsugana vanno ridotti

Tradotto: i flussi sulla Valsugana vanno ridotti, non aumentati. Ecco uno dei perché concreti del sì alla A31 Valdastico, piegata però al progetto di sviluppo di Rovereto: questa è una scelta che va di traverso ai vicentini, ma saggiamente il governatore veneto Luca Zaia ripete sempre: «Noi la Valdastico l'abbiamo portata col progetto fino ai confini vicentini-veneti, da lì fino all'Adige è giusto che il tracciato se lo scelga la Provincia di Trento»

Piero Erle

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