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Veneto

Flor, dg Sanità: «Malati in tutti gli ospedali: Covid hospital scelta obbligata». Anche a Santorso

«Negli ultimi giorni la pandemia causata dal Covid è molto cresciuta e non possiamo aspettare una sua esplosione per prendere provvedimenti. La trasformazione in Covid hospital dell’Ospedale di Schiavonia, come di tutti gli altri con questa caratteristica, è assolutamente temporanea ed ha anche uno scopo precauzionale. Dobbiamo essere pronti a fronteggiare un’eventuale ondata e a non sballottare i malati inviandoli fuori provincia, come è successo nei giorni scorsi proprio nella provincia di Padova». Lo dice oggi il direttore generale della Sanità veneta, Luciano Flor, soprattutto in relazione alla situazione nel padovano e alle polemiche seguite all’individuazione dell’ospedale di Schiavonia come Covid Hospital.

«Cominciando da Schiavonia - aggiunge Flor - assicuro che l’ospedale sarà ripristinato in tutte le sue funzioni. Garantisco che, comunque, rimangono aperti e funzionanti l’oncologia, la dialisi, il settore materno infantile, il settore parto, i servizi psichiatrici e il primo intervento di emergenza-urgenza. Siamo anche impegnati a recuperare personale, soprattutto del comparto, per dare sollievo alla pressione in atto. Non vogliamo andare oltre - precisa Flor - con l’utilizzo delle risorse interne dell’ospedale, ma cerchiamo di sostenerlo. Nel Padovano bbiamo anche impegnato gli ospedali di Comunità di Piove di Sacco e Camposampiero, mentre rimane Covid-free l’ospedale di Montagnana per rispondere alle esigenze della Bassa Padovana».

Più in generale, Flor fa notare che «in questo momento stiamo chiedendo uno sforzo a tutti gli ospedali della regione e del Padovano. In tutti si decide di giorno in giorno, a seconda dell’andamento della pandemia e dei ricoveri, la migliore organizzazione per la sicurezza dei malati. Avere reparti con pazienti Covid e non Covid è un rischio che nessuno vuole correre, motivo per il quale la scelta di concentrare i malati in alcune strutture è una scelta obbligata».

Il 36% dei Covid positivi del Veneto è in rianimazione nel Padovano. Quattro giorni fa, il governatore Luca Zaia, in conferenza stampa, aveva indicato che il primo Covid hospital a riaprire i battenti sarebbe stato Schiavonia. Poi toccherà al San Camillo di Treviso e a Santorso nel Vicentino. Nell’elenco ci sono anche Belluno, Vittorio Veneto, Dolo, Jesolo, Trecenta, Villafranca e Borgo Roma a Verona. «So che ci sono già proteste - ha allargato le braccia Zaia - ma non possiamo fare altrimenti. Non è una scelta facile ma non possiamo farci trovare impreparati nel caso in cui i ricoveri continuino a crescere ed utilizzare gli ospedali dismessi, come Monselice o Valdobbiadene, non è possibile perché i letti di terapia intensiva richiedono infrastrutture adeguate».

 

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