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Attacco a Barcellona

La sorella di Luca
«Desideriamo
donare gli organi»

Marta e Luca pochi minuti prima del dramma
Marta e Luca pochi minuti prima del dramma
Barcellona dopo l'attentato (P.Mutterle)

BARCELLONA.  «Non so niente, sono in contatto con la Farnesina, ma hanno detto che ci faranno sapere. Alfano ci ha detto che è disponibile e che ci farà sapere anche sulla richiesta di donare gli organi di mio fratello». Parla così Chiara Russo, sorella di Luca il giovane ingegnere di Bassano del Grappa ucciso nell’attentato di Barcellona. 

 

«Mamma, sono stata investita da un pulmino ma sono ancora viva. Ma non so dov'è Luca».  È drammatica la telefonata di Marta Scomazzon, studentessa di 22 anni, pochi minuti dopo che il furgone ha falciato decine di turisti e abitanti di Barcellona sulla Rambla. C'è una tragedia tutta bassanese nell’attentato costato la vita a 13 persone. Una delle vittime è Luca Russo, ingegnere di 25 anni. Era in vacanza con la sua ragazza, Marta, ricoverata all'Hospital del Mar con alcune fratture, ma fuori pericolo.«Stavamo camminando assieme poi ci è venuto addosso il pulmino: io sono caduta e mi sono accorta che Luca non c’era più, non l’ho più visto da quel momento, il suo corpo è stato spazzato via». 

C’è un buco nero incolmabile tra l’immagine dei corpi stesi sulla Rambla di Barcellona e l’entusiasmo e l’amore per la vita che Luca Russo, l’ingegnere 25enne veneto - vittima italiana della strage assieme a Bruno Gulotta - raccontava nelle mille foto di viaggi fatti in tutta Europa. Luca in Norvegia, Luca in Irlanda - «uno dei più bei posti che abbia mai visto» - Luca in Belgio, Francia, e nel suo Veneto, tra Bassano del Grappa, dove viveva, Marostica o Castelfranco. «Adesso prontissimo per incominciare una nuova esperienza lavorativa. Siate affamati, siate folli», scriveva in un post su Facebook, citando Steve Jobs. Luca Russo è nell’attentato di Barcellona, mentre si è salvata quasi per miracolo la sua fidanzata, Marta Scomazzon, 21 anni, anche lei di Bassano, studentessa all’Università di Padova, dove si laureerà ad ottobre in scienze politiche. La ragazza si trova ricoverata in un ospedale della
città spagnola, con un piede e un gomito fratturati. La mamma di lei, assieme al papà di Luca, sono partiti questo pomeriggio per Barcellona. «Aiutatemi a riportarlo a casa. Vi prego» è l’appello che la sorella di Luca, Chiara Russo, ha lanciato sui social quando si è diffusa la notizia che il fratello era tra le vittime dell’atto terroristico. Le immagini di quei minuti di terrore sono arrivate nelle case dei due ragazzi con il racconto al telefono che Marta ha fatto ad una zia, Lucia. «Stavamo camminando assieme poi ci è venuto addosso il pulmino: io sono caduta e mi sono accorta che Luca non c’era più, non l’ho più visto da quel momento, il suo corpo è stato spazzato via».
Come è accaduto sempre in occasione degli attentati terroristici nelle capitali europee, tanti ragazzi che sapevano della presenza dei loro amici italiani a Barcellona hanno cercato con appelli sui social di avere notizie rassicuranti.
«Ieri qualche pazzo ha deciso di distruggere un’altra meravigliosa città. In quella città era presente il fratello di una meravigliosa ragazza, e purtroppo di lui non si sa ancora nulla. Sappiamo solo che era lì. Ed indossava dei pantaloncini militari. Fate girare il più possibile, e se qualcuno sa qualcosa, qualsiasi cosa, faccia pure riferimento a me», scriveva un’amica di Marta su Facebook, prima che giungesse la tragica conferma. Era successo così anche per Valeria Solesin, la ricercatrice veneziana vittima delle raffiche di mitra al Bataclan di Parigi, nel novembre 2015, il cui nome si unisce ora a quello di Luca Russo, facendo piombare il Veneto nel lutto. Luca aveva una carriera lavorativa spalancata davanti a sè. «Stavamo investendo su di lui, volevamo farlo crescere. È come se fosse morto un fratello, siamo sconvolti» ha detto Stefano Facchinello, uno dei soci della Fral srl, l’azienda di Carmignano di Brenta (Padova) specializzata in deumidificatori dove il giovane bassanese lavorava, nell’ufficio tecnico, seguendo lo sviluppo degli schemi elettrici dei macchinari. Ora, dall’Università di Padova alla città di Bassano, stanno pensando al modo con cui ricordare un ragazzo speciale. Il suo ultimo messaggio su Facebook è del giugno scorso, e appare profetico: «Nasciamo senza portare nulla, moriamo senza portare via nulla. Ed in mezzo litighiamo per possedere qualcosa».

Marta Scomazzon ha trascorso una notte tranquilla nell’ospedale della città catalana in cui è stata ricoverata per la frattura di un braccio e di un piede. A vegliare su di lei la mamma e la zia che l’hanno raggiunta ieri pomeriggio. Oggi Marta dovrà vivere la prova più dura: i familiari, come riferisce all’Ansa la zia Lucia, dovranno dirle che il suo fidanzato non ce l’ha fatta. La giovane chiede continuamente di
lui, ricordando solo di essere stata scaraventata a terra all’arrivo del furgone impazzito e di aver visto Luca letteralmente spazzato via. Il sindaco di Bassano Riccardo Poletto ha riferito che al momento non è stata ancora decisa la data del rientro di Marta e della salma di Luca. Di conseguenza l’annunciata fiaccolata per i due giovani annunciata in città dovrà essere posticipata sino all’arrivo di notizie sicure sul giorno stabilito per il ritorno della coppia.

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