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INTERVISTA PRESIDENTE DI CATTELAN ITALIA

Giorgio Cattelan «Valanga di ordini e crescita da primato con la maxi-filiera»

Il presidente di Cattelan Italia Giorgio Cattelan
Il presidente di Cattelan Italia Giorgio Cattelan
Il presidente di Cattelan Italia Giorgio Cattelan
Il presidente di Cattelan Italia Giorgio Cattelan

Giorgio Cattelan ha compiuto 77 anni a fine gennaio («Non li sento»), la sua Honda 750 con cui arrivava in ufficio nelle belle giornate l'ha venduta la scorsa primavera («Meno rischi»), a Carrè sede della Cattelan Italia di cui è presidente che ha fondato nel 1979 e ora è leader nel settore del mobile target lusso passa «naturalmente» quando è nei paraggi («Finché mi diverto»). Una cavalcata che il covid non ha ridimensionato («Stiamo crescendo ancora di più») proiettando l'azienda a numeri da primato.

Presidente Cattelan, non ha mai temuto il contraccolpo della pandemia?

Abbiamo sofferto anche noi nei primi 6 mesi del 2020 con il lockdown, ma alla fine abbiamo chiuso l'esercizio con valori superiori al 2019. E ora stiamo crescendo ancora di più grazie al balzo incredibile che ha avuto il nostro settore. Per il 2021 stimiamo un fatturato superiore ai 100 milioni ma abbiamo ordini a 120 milioni che continuiamo a raccogliere. Non riusciamo a farvi fronte.

Quali sono le ragioni alla base della vostra crescita?

Certamente la gente chiusa in casa ha iniziato a spendere meno per viaggi e tempo libero e ad investire invece sull'arredamento. E c'è anche un atteggiamento diverso da parte dei distributori soprattutto all'estero e negli Usa in particolare, dove stiamo crescendo molto: prima acquistavano sul venduto, ora fanno ordini consistenti di stock per essere pronti a loro volta a consegnare. Ordini per 20 tavoli, 50 sedie alla volta, cose che non si vedevano da decenni. Se prima consegnavamo i prodotti in 4/5 settimane ora ce ne vogliono 8. Ma è il problema di tutti.

Il rincaro delle materie prime sta incidendo?

Non moltissimo a dire la verità: il caro-legno per noi incide più che altro sulle cassette di imballaggio, per altri materiali che sono importanti per i nostri arredi come i piani di ceramica per i tavoli e i cristalli non ci sono stati problemi. In ogni caso siamo riusciti a parare i colpi perché abbiamo margini abbastanza consistenti: la redditività dell'azienda a fine esercizio sarà più rosea anche rispetto agli anni scorsi, intorno al 25%?

In 10 anni Cattelan Italia passa da 37 milioni di fatturato a 100 milioni, con una redditività del 25%. Qual è il vostro segreto?

Abbiamo due patrimoni in azienda: i clienti sicuramente da un lato, dall'altro i fornitori che sono una colonna portante e senza i quali non andiamo da nessuna parte.

Quanti fornitori avete?

A dire la verità ho perso il conto, saranno un centinaio, la gran parte artigiani che abbiamo fatto crescere aiutandoli ad acquistare il capannone e le macchine come fossero, insieme a noi, una grande famiglia. E lo sono. Il nostro segreto è, grazie a loro, la flessibilità.

Come si è sviluppato il vostro modello di filiera?

In azienda siamo un centinaio: abbiamo architetti esterni e un ufficio tecnico interno per le progettazioni, al massimo realizziamo qualche montaggio di prodotti particolari. La verità è che il settore del mobile è come la moda perché legato alle tendenze: è necessario essere pronti a variare seguendo esigenze e gusti dei mercati. Con una produzione interna avremmo la saturazione degli impianti per un numero limitato di prodotti, con una filiera di cento aziende è possibile, oltre che avere costi certi, muoversi ad "elastico" e soddisfare tutte le esigenze. E in momenti come questo in cui c'è bisogno di un surplus di prodotti ci seguono, lavorando se occorre anche nel fine settimana. Abbiamo creduto in loro e loro in noi.

Nel quartier generale di Carrè è un via-vai di arrivi e consegne, come lo gestite?

Stiamo ampliando ulteriormente la nostra sede che dagli attuali 33 mila mq coperti arriverà intorno ai 45/50 mila mq: è una necessità per la logistica. Anche se cerchiamo di fare arrivare la merce ravvicinata alla consegna, si tratta di prodotti voluminosi e serve spazio. Per fortuna abbiamo terreno circostante, ma la burocrazia non aiuta. I tempi sono lunghi.

Voi invece correte, che piani avete per il futuro?

Possiamo dire di avere già una grossa taglia e la leadership nella fascia di mercato che si rivolge al lusso. Stiamo valutando un'acquisizione, ma siamo anche molto attenti a centrare i prodotti che portiamo sul mercato.

Sabato alle 15 a Palazzo Bonin Longare lei sarà tra i relatori all'evento "Dopo il salone, quale futuro per il design italiano" del Festival Città Impresa. Cosa ha significato per voi tornare a fare una fiera in presenza?

Abbiamo interrotto un silenzio di quasi due anni. Però è anche vero che il silenzio in realtà non c'è mai stato perché con i mezzi oggi a disposizione, dalle videoconferenze alle call quotidiane con i clienti, il contatto diretto non solo non è mai mancato, ma si è intensificato. Credo che le fiere in futuro avranno un'importanza ridimensionata perché è cambiato il modo di fare business: noi ad esempio avevamo 4/5 persone sempre in giro per il mondo. Non sono più partiti, ma nonostante questo il lavoro e i risultati sono aumentati.

Come vede allora il futuro del design italiano?

Un futuro roseo perché l'Italia ha un grande prestigio nel mondo in questo settore e una miriade di aziende attente alla qualità. Anche qui bisognerà essere più mirati: un design funzionale e non fine a se stesso, che possa essere messo sul mercato e faccia progredire le imprese.

Come sta avvenendo il passaggio generazionale in azienda?

Direi in modo tranquillo. Ho due figli molto bravi: Paolo è amministratore delegato di Cattelan Italia e Lorenzo ceo di Arketipo, azienda fiorentina di imbottiti e poltrone acquisita ormai 10 anni fa dedicata ad una fascia di mercato ancora più alta. Abbiamo appena acquisito un capannone sulla Firenze mare. Anche qui lavori in corso in vista di un'ulteriore crescita..

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Roberta Bassan