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Pallone di bronzo

Milan & Marostica, il volo di Tosin ha le ali rossonere

Ha militato nel settore giovanile del Diavolo, adesso allena gli allievi della Marosticense e gioca con gli amatori del Conte

«Stavo pensando al sogno che potrei avere... ed è quello di avere la possibilità di scambiare due parole con Roby Baggio». Alla domanda sui sogni risponde così Matteo Tosin, centrocampista classe '85, in forza al GV Conte Aics. La sua vita calcistica lo ha portato a 15 anni a Milano, sponda rossonera, dividendo spogliatoio e campo con Alessandro Matri. Poi un bivio e la scelta di continuare a vivere la propria passione nel mondo dilettantistico.

Originario di Marostica, milita a lungo nel settore giovanile del Bassano. «È stato mio nonno paterno a farmi fare il passo che mi ha spinto a giocare. Faceva il custode di un campo sportivo - racconta - e mia nonna si occupava della lavanderia. Essendo con i nonni dalla mattina alla sera mi portavano con loro. Qui ho iniziato a tirare due calci al pallone e da qui è partito il tutto». Fino ai Giovanissimi veste i colori del Bassano. «Poi la grande occasione. Per due anni ho vissuto a Milano, dal Duemila al 2002 - continua - una grandissima esperienza con gli Allievi nazionali del Milan. Ho potuto confrontarmi con persone che sono riuscite poi a fare il professionismo come Matri e tanti altri. Anni molto belli, una palestra di vita. Non è stato facile lasciare famiglia e amici e andare fuori casa per vivere un sogno. Il responsabile del settore giovanile era Franco Baresi sempre presente agli allenamenti. Andavamo anche a Milanello a giocare contro la prima squadra quando la Primavera non poteva. Si respirava il calcio vero di una società storica».

Poi il rientro in Veneto: un anno con la Berretti del Padova e due al Cittadella. «La stagione al Padova non è stata molto fortunata per me. A Cittadella sono rinato in un ambiente più familiare, aggregato anche alla prima squadra. Nel momento in cui non mi è stato più rinnovato il contratto sono arrivato ad un bivio: avrei potuto provare la Serie D, mi avevano cercato Trento e Belluno. Ma ho capito - spiega Tosin - che di calcio non avrei vissuto. Mi sono trovato un lavoro vicino casa che ho tuttora in una grande azienda di Marostica continuando ad allenarmi alla sera, nel Thiene al tempo in Eccellenza».

Per oltre dieci anni vive il mondo dilettantistico: 4 anni a Thiene con una parentesi a Isola, 2 anni a Nove in Promozione, 5 anni a Rosà (Prima e Promozione dopo la vittoria del campionato), 2 anni all'Eurocalcio in Seconda. «Lo spogliatoio, nel senso di ritrovarsi con gli amici, era la cosa più bella. Ciò che mi ha fatto smettere è stato proprio il divario di età. All'Eurocalcio ero il più vecchio e gli altri molto più giovani di me. Mi sono trovato come un pesce fuor d'acqua. Ho sentito il distacco di generazione. A 33 anni ho deciso di smettere».

L'idea di Matteo Tosin era quella di proseguire in veste di allenatore, avendo frequentato già nei suoi ultimi anni da calciatore il corso Uefa B. «Mi è arrivata però la proposta di entrare nel GV Conte. Con il senno di poi mi pento di non essere andato prima perché definirla solo una squadra di calcio credo sia troppo riduttivo. Sono qui da 4 anni e farne parte mi rende orgoglioso: insieme abbiamo vinto tanto». Parallelamente svolge il ruolo di allenatore in seconda negli Allievi Élite della Marosticense. «Mi piacerebbe portare il mio vissuto trasmettendo quanto a mia volta ho imparato dagli allenatori avuti, Ballardini a Milano, Foscarini a Cittadella, Antonio Paganin a Thiene».

«Un pensiero lo devo indirizzare a mio papà Gabriele, è il mio primo tifoso. Anche oggi è sempre presente, in qualsiasi giorno con qualsiasi tempo. C'è sempre stato e mi ha sempre lasciato scegliere. Grazie alla mia famiglia. Il calcio mi ha insegnato le regole, i valori e mi ha insegnato a vivere».

Chiara Ferrante