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Pallone d'argento

Caron, gol da metà campo per prepararsi ai saluti

Il centrocampista del Transvector è probabilmente all'ultimo anno tra i dilettanti: «Poi non allenerò, forse farò qualcosa nell'Aics»

A volte il calcio è una questione di famiglia. È il caso di Luca Caron, esperto centrocampista classe 1985, che si è appassionato vedendo il padre giocare. «Per me il pallone è tutto, ho 39 anni e ancora gioco anche con due bambini a casa. Penso sia l'ultimo anno e mi mancherà sicuramente quando smetterò». Centrocampista centrale, si trova meglio in una linea a tre posizionandosi davanti alla difesa. I suoi punti di forza sono la visione di gioco e la buona tecnica, «mi manca invece l'aggressività che hanno altri».

Quest'anno è andato a segno solo una volta ma con una rete di quelle che finiscono negli annali: Punizione dentro il cerchio di centrocampo, ho visto il portiere fuori e ho fatto il pallonetto». Cresciuto nelle giovanili dell'Azzurra Sandrigo, ha poi girovagato tra Colceresa, Elleesse Schiavon, Borso S. Eusebio, Stella Azzurra S.Anna e Pianezze prima di tornare al Colceresa. Da due stagioni difende i colori del Transvector. «Mi trovo bene, è una bella società, mi sento in famiglia. Purtroppo non siamo partiti bene e mentalmente se non reagisci fatichi tutta la stagione. Poi hanno pesato sfortune, infortuni tante cose messe insieme. Sono andati via 6-7 giocatori secondo me importanti e si è vista la differenza. In più abbiamo fatto fatica a fare gruppo all'inizio». 

Un'annata che proprio non vuole andare per il verso giusto, ma è in questi momenti di difficoltà che un giocatore esperto come lui può dispensare consigli ai più giovani. «Mi rispettano, penso mi vedano come punto di riferimento e ho un bel rapporto con loro». In una carriera così lunga sono parecchi i ricordi rimasti impressi nella mente. Due in particolare: «Uno è sicuramente quando ho vinto la coppa Veneto in Prima Categoria con l'Elleesse, poi anche lo spareggio in Promozione che abbiamo vinto e ci ha permesso di salire in Eccellenza». Tifoso rossonero, il suo idolo è Pirlo. Dopo il ritiro il calcio non è suoi programmi, tra famiglia e lavoro il tempo è poco. «Forse farò qualcosa con l'Aics per tenermi allenato ma fare l'allenatore no. È anche più difficile».

Edoardo Cavalli