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Terza categoria

Tenerife in love
e poi il Fellette
Riccardo sogna

di Stefano Angonese
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Riccardo in uno dei tanti viaggi a caccia di stadi in Europa
Riccardo in uno dei tanti viaggi a caccia di stadi in Europa
Riccardo in uno dei tanti viaggi a caccia di stadi in Europa
Riccardo in uno dei tanti viaggi a caccia di stadi in Europa

Questa intervista avrebbe, forse, potuto realizzarla lui a qualche candidato. Riccardo Alberton, 31enne centrale-difensivo arrivato in estate al Fellette (Terza categoria), nel suo curriculum vanta infatti un'esperienza nell'ambito giornalistico: «Ai tempi dell'università (è laureato in scienze politiche ed economia internazionale) ho collaborato per un anno con una testata, seguendo il Bassano in Lega Pro. Mi piaceva e mi piace scrivere; poi però ho preso altre strade».

 

SULLE ORME DI PAPA'. Una gliel'aveva già indicata papà Elio, figura conosciuta nel mondo del calcio bassanese. «Mi ha trasmesso la passione, ma anche valori preziosi come l'umiltà e la costanza. Ho cominciato a Cassola, poi tre anni a Cittadella, e quindi il ritorno a casa, fino alla juniores. L'esordio in prima squadra nell'Aurora S. Giuseppe seguito da altre tappe come Bessica, Mottinello Nuovo, dove ho vissuto quattro stagioni splendide, e Stella Azzurra S. Anna. Poi un anno sabbatico in cui ho conseguito il patentino di allenatore Uefa B. Tornato in campo ho indossato la maglia del Belvedere provando sia la gioia della promozione che l'amarezza della retrocessione. E ora il Fellette, a fare un po' da chioccia a un gruppo giovane, ma competitivo in cui mi trovo bene e questa nomination al "Pallone di Bronzo" mi fa molto piacere, significa che sto lavorando nel modo giusto». Nel futuro c'è la panchina come papà? «Sicuramente. Lui, a dire il vero, sostiene che dovrei aver già iniziato ad allenare, ma in questo momento non riuscirei a coniugare tutto. Vorrei giocare ancora un po' e quindi affrontare questa esperienza, partendo dal vivaio. Serve la gavetta».

 

LA GIOIA FA 90. Nel frattempo il Fellette si tiene stretto Alberton che fa della duttilità una delle sue armi migliori. «Ho ricoperto un po' tutti i ruoli di centrocampo e difesa, anche se da mediano mi sento più nella mia zona-comfort, e quindi per i tecnici divento il classico jolly». Con i gialloblù non ha ancora gonfiato la rete ("sarebbe la prima volta da quando gioco"), ma i gol preziosi non mancano nella sua collezione: «Con il Mottinello ho "purgato" più volte il Galliera nel derby, ma quello che ci diede la vittoria al 90' fu indimenticabile. Così come due anni fa lo scontro diretto con la Cogitana quando militavo nel Belvedere. Sotto di un gol, il mister mi ha fatto entrare e, dopo aver confezionato l'assist per il pari di Bodo, ho trasformato il rigore decisivo al 90'. Fu l'inizio della rimonta culminata con la vittoria del campionato, la prima per me».

 

VIAGGI, TRAMONTI E "BETOLE". I viaggi, come libri (generi trasversali), musica e serie tv (soprattutto quelle basate su storie vere), sono una delle passioni. «Tra le mete più recenti Siviglia, città a misura d'uomo, Madrid e Amsterdam, opposte, ma ugualmente affascinanti». Un feeling particolare con la Spagna anche grazie a Jenni, da sei anni e mezzo la sua compagna. «Lei è di Tenerife e all'epoca era venuta in Italia come ragazza alla pari nella casa del d.s. del Mottinello. L'ho conosciuta quando giocavo lì. Da circa un anno conviviamo, ma per un bel pezzo è stata una storia a distanza; ho trascorso nelle Canarie anche un'estate intera. Terra bellissima; in alcune zone dell'isola puoi ammirare tramonti mozzafiato che ti fanno star bene». E questo tour non poteva che concludersi a tavola, con Alberton a mostrare il suo lato gourmet, preferibilmente "ruspante". «Ora la tendenza è locali chic dal menu ricercato; mi piacciono, ma vuoi mettere certe "betole" dall'atmosfera famigliare con i piatti della tradizione veneta dove mangi divinamente e spendi pure poco?». Anche se alla fine vince sempre... «Il pasticcio di mamma». What else?