Classe '98, trequartista col vizio del gol da questa stagione in forza a La Contea, espressione calcistica di Montorso Vicentino, Parise di nome fa Alessandro. «In onore di Del Piero, in quanto mio papà è tifosissimo della Juve; mentre io sono di fede milanista e quindi immaginatevi gli sfottò che sto subendo ormai da sette, otto anni».
PARTENZA. Un percorso come quello di tanti ragazzi: prime esperienze nel Montebello, poi Montecchio Maggiore, Garcia Moreno Arzignano e, infine, Chiampo. «Scelta azzeccata. C'erano tanti amici con cui ho condiviso emozioni e pure la vittoria nel campionato provinciale allievi all'ultima giornata, in casa davanti a un gran pubblico, superando di misura il Valdagno grazie a una mia rete». Con gli juniores da centrocampista («per necessità»), poi un pesante infortunio al bacino, il rientro e il debutto in prima squadra, sotto la guida di Fabio Nicolè. «Grande persona e allenatore». E quindi, proprio sul più bello... «Ho deciso di fermarmi per un anno».
RIPARTENZA. "Pinky" (il soprannome che si porta dietro fin da "bocia"), però, non ha saputo resistere a lungo senza pallone e vita da spogliatoio e così l'estate scorsa ha deciso di rimettersi in gioco, ricominciando dalla Terza categoria. «Abito a Zermeghedo, la soluzione La Contea era l'ideale. Ho trovato un bel gruppo, anche fuori dal campo; fino allo sospensione del campionato era stata una stagione soddisfacente, sia a livello di squadra (5° posto, ma playoff lontani considerato il -14 dal Breganze) che personale (miglior marcatore dei suoi con 12 reti), anche se devo credere di più in me stesso. La mia volontà è quella di poter continuare qui anche l'anno prossimo, le possibilità per crescere ci sono eccome».
NELLE SUE SCARPE. Tempi d'inserimento, buona tecnica, facilità di esecuzione con entrambi i piedi e pure in grado di segnare con le scarpe di un altro. «È successo nel corso di un torneo giovanile, quando ero nel Garcia Moreno Arzignano. Dimenticai gli scarpini e così un compagno che partiva dalla panchina, Enrico Melis, me li prestò. Non avevamo lo stesso numero, erano un po' più grandi, ma alla fine realizzai pure la rete decisiva e corsi subito da lui ad abbracciarlo».
DEDICATO A. Sensibilità di tocco e non solo. Ogni volta che riesce a gonfiare la rete, mentre corre ed esulta Alessandro Parise con lo sguardo va subito a cercare in tribuna una persona speciale, da sempre il suo primo tifoso. «Nonno Enzo. Lui c'è sempre, ogni allenamento, ogni partita. È orgoglioso di me, abbiamo uno splendido rapporto». E l'emozione, profonda e sincera, raccontandolo si espande fino ad abbracciare idealmente anche papà Graziano. «Ha affrontato e vinto la partita più importante tanti anni fa. I gol che faccio sono anche per lui; mi ritengo davvero fortunato ad averlo ancora qui con me».