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Terza categoria

Kendry, discoteca e pallone
«E adesso gioco a Fortnite»

di Stefano Gobetti
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Kendry Pavan, 21 anni, lavora nei locali di famiglie e come pr per la discoteca Totem. FOTO GOBETTI
Kendry Pavan, 21 anni, lavora nei locali di famiglie e come pr per la discoteca Totem. FOTO GOBETTI
Kendry Pavan, 21 anni, lavora nei locali di famiglie e come pr per la discoteca Totem. FOTO GOBETTI
Kendry Pavan, 21 anni, lavora nei locali di famiglie e come pr per la discoteca Totem. FOTO GOBETTI

Kendry, chi era costui? Senza scomodare il Manzoni e portando il tempo al presente scopriamo su google che questo nome lo porta un tale Morales, ex giocatore professionista cubano di baseball. A Motta di Costabissara invece c'è uno che di cognome fa Pavan, ha 21 anni e se la cava benino con il pallone: quest'anno con i suoi 14 gol (ben 4 tra andata e ritorno ai cugini della Bissarese) è stata una delle rivelazioni del Bassan Team. La famiglia di Kendry è di origine padovana e lui è cresciuto a Caselle di Selvazzano: «Perché mio papà mi ha chiamato così? Bella domanda, ogni volta cambia storia... Scherzi a parte, è stato spesso negli Stati Uniti. Così gli è venuta l'ispirazione per i nomi in stile americano: mia sorella sia chiama Sharon e mio fratello Sonny. In Italia non l'ho ancora trovato uno che si chiama come me». Kendry comincia tardi a giocare a calcio, ha già 11 anni ma la voglia c'era da prima: «Con il fatto che la mia famiglia si spostava spesso per lavoro era mancata l'occasione, poi quando ci siamo stabiliti a Caselle sono partito». Segue il Rubano e poi due esperienze importanti: gli Allievi con il Padova e gli Juniores nazionali con l'Este. «A quei tempi - spiega - giocavo nel ruolo che mi è sempre piaciuto di più, il trequartista. A Este ho fatto una bellissima annata, sfornando tanti assist per i compagni. Poi con la prima squadra in serie D ho fatto la preparazione, con noi c'era anche Kevin Lasagna che ora è a Udine, ma non ho esordito».

 

VITA A VICENZA. Nel frattempo la famiglia di Kendry si era trasferita a Vicenza città visto che il papà aveva preso in gestione un bar in Piazza Biade. E così anche il giovane calciatore, oltre che barista, comincia a frequentare squadre nostrane, prima Leodari e poi Calidonense: «Al Leodari pur impegnandomi tanto non ho trovato spazio, però visto che mi sono allenato con gente come Sgrigna e altri di un certo nome è stato lo stesso importante. Invece con la Calidonense avrei avuto più occasioni per mettermi in luce ma le ho sprecate perché quell'anno per me è stato un po' di ribellione, diciamo così, tanto che ho mollato prima della fine della stagione».

 

ANNO SABBATICO. Così Kendry si prende un anno calcisticamente sabbatico cimentandosi con il calciotto («ho fatto il torneo di Saviabona con l'Osumia, siamo andati anche alle finali nazionali di Riccione») ma il pensiero era di ritornare a giocare in Figc: «Visto che abito a 50 metri dal campo di Motta ho voluto rimettermi in gioco anche per conciliare il lavoro. Mi sono trovato subito bene nell'ambiente e in squadra ho legato molto con il portiere Daniele Rizzo, siamo sulla stessa lunghezza d'onda come mentalità. Il mister mi ha schierato spesso da prima punta e sono contento dei gol che ho fatto. Certo, io e i miei compagni aspettavamo con ansia di poter giocare la finale di Coppa che ci poteva aprire le porte ad un salto in Seconda e questa situazione ci lascia un po' di amarezza, anche perché è un traguardo che abbiamo raggiunto con tanta fatica». Kendry, oltre a lavorare nei due ristoranti-pizzerie che la sua famiglia gestisce, fa anche il Pr per il Totem: «Sono sempre stato dentro l'ambito delle discoteche e la vita notturna mi è sempre piaciuta. Come concilio con il calcio? Di solito faccio più festa il venerdì sera e il sabato mi limito». Durante la quarantena gli ha fatto compagnia il videogioco Fortnite («con un server di un amico abbiamo coinvolto fino a 90 ragazzi nella lotta virtuale») ma una finale di Coppa dal vivo è un'altra cosa.